Categorie: Politica

Rito ambrosiano di popolo, sacro e profano di Silvio Berlusconi

di Stefania Piazzo – Milano deserta, Milano piena. Milano affollata ai bordi delle strade. Milano sbandierata in rossonero. Milano in azzurro. Milano che piange, saluta. Milano che ossequia, con gente politica, popolare, nota, qualunque. Milano non è Roma e la liturgia del saluto a Silvio Berlusconi non è diversa dallo spirito ambrosiano, aperto e asciutto, dove il gesto, la parola, hanno un valore immediato e non diluibile. La città che celebra il rito funebre si apre composta e solenne, ordinatamente, per i funerali di un lombardo che ha rappresentato una visione di lavoro, di fare, che ha impersonato i sogni, le speranze, le aspirazione e un modo di vivere di cui trasuda Milano, i milanesi, i lombardi, la gente del Nord.

Il rito ambrosiano, è un rito che, come tutti i riti, raduna uno stile e identifica un popolo. Come quello in piazza Duomo e le vie laterali, una folla che manifesta un legame che va oltre le divisioni politiche, le vicende giudiziarie, che manifesta emozione con sobrietà e solidarietà.

Tanti simboli, da quelli politici a quelli sportivi, religiosi, della liturgia di Stato e semplicemente popolano, hanno visto “a furor di popolo” sacro e profano celebrare un sogno spezzato, un nuovo miracolo italiano. In piazza c’era chi Berlusconi non lo aveva visto esordire, perché non era ancora nato. E c’era chi sente un vuoto già di storia, alla ricerca di una eredità moderna e modernizzata a metà, incompiuta.

Il commiato è lungo, in piazza Duomo, prolunga la presenza terrena del Cavaliere. I figli si inchinano, ringraziano la folla. Si pongono davanti alla gente che non lascia il sagrato, invaso oltre le transenne. C’è una processione dietro al carro funebre, spontanea, trasversale nelle generazioni che la compongono.

Davvero il berlusconismo e quanto di buono c’è da salvare e che ha portato, è finito con Berlusconi? Un’era se ne è andata, ma la rivoluzione irriverente, imprenditoriale e intuitiva cova politicamente sotto la cenere. Per fortuna che Silvio c’è, nella memoria collettiva e in un modo di pensare. Forse anche da fare. E c’è anche nel ghiacciolo preso a Milano 2, tre giorni prima di morire, in un bar e quel selfie con un bambino che voleva immortalare il momento umano col mago di Tik ToK Tak. Immortale, appunto.

Stefania Piazzo

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