Categorie: Politica

La ‘Ndrangheta’ arrivò al Nord col ‘soggiorno obbligato”. Gremmo: storia di una colonizzazione indisturbata

di Roberto Gremmo – Registriamo sgomenti che la ‘ndrangheta’ spadroneggia oggi anche in valle d’Aosta ma ricordiamo all’inizio degli anni ‘80 arrivò in Piemonte coi suoi calibri da novanta, favorita dalla sciagurata politica del “soggiorno obbligato”.
La misura di sicurezza che spostava i ‘mammasantissima’ al Nord, benché dettata dalla volontà di separare i peggiori delinquenti dai loro complici allontanandoli dalle loro Regioni si rivelò un errore fatale; come dicono i veneti “l’era pegio el tacòn del buso”.


Giunti nelle terre ricche e produttive del triangolo industriale, benché controllati dalle forze dell’ordine, i capi bastone della delinquenza del Sud non fecero fatica ad aumentare a dismisura i loro profitti illeciti, guardandosi prima attorno, poi investendo soldi sporchi in attività redditizie ed infine radicandosi nel territorio.
L’arrivo di parenti ed amici completò il quadro, colonizzando intere zone di Piemonte, Lombardia, Liguria e Veneto.


L’invasione delinquenziale trovò l’intera classe politica dei partiti tradizionali completamente inerte se non addirittura miope o cieca di fronte ad una minaccia che non veniva nemmeno percepita.
Unica eccezione i movimenti autonomisti.


In Piemonte la nascita del nuovo autonomismo data almeno dal 1978 quando vennero fondate quasi contemporaneamente l’“Union Piemontèisa” e l’ “Unione Ossolana per l’Autonomia” che sostennero la loro prima prova elettorale l’anno successivo candidando i loro esponenti al Parlamento Europeo nella lista “Europa – Federalismo – Autonomie” promossa dall’“Union Valdôtaine” capeggiata allora dal lungimirante e coraggioso Bruno Salvadori.


Faticarono invece a nascere i gruppi regionalisti in Lombardia dove solo nel 1982 si organizzarono stabilmente nella “Lega Autonomista Lombarda” fondata da Umberto Bossi che pubblicò il giornale “Lombardia Autonomista” di cui fu primo direttore responsabile proprio chi scrive.
Autonomisti piemontesi e lombardi furono i soli a lanciare l’allarme per il pericolo ‘ndranghetaro, mafioso o camorrista al Nord.


Lo fecero, in particolare, con un convegno organizzato il primo settembre del 1984 a Mercurago, dove era previsto l’invio dell’ennesimo soggiornante obbligato ‘paracadutato’ dal Sud.
La sede scelta per l’incontro era una piccola saletta del bocciodromo dove, ovviamente, nessun abitante del paese ebbe il coraggio di metter piede anche se tutti i cittadini, sotto sotto, solidarizzavano con gli autonomisti che protestavano per quella presenza inquietante e pericolosa.
I presenti erano dunque quattro gatti.


Dal Piemonte una macchinata di amici giunti da Torino, lo scrittore Daniele Melano, l’incrollabile Anna Sartoris e chi scrive; dall’Ossola il fondatore dell’UOPA Alvaro Corradini e dalla Lombardia Umberto Bossi, Pierangelo Brivio e due o tre da Varese.
Per fortuna, intervenne anche un giornalista (l’unico), un corrispondente della “Stampa Sera” che scrisse un articolo sull’iniziativa, facendo così sapere ad un’opinione pubblica disattenta e disarmata dalla demagogia ‘patriottica’ dei partiti che c’era finalmente un’alternativa organizzata alla politica ufficiale.


Venne riportata anche una mia dichiarazione con cui denunciavo che “questo continuo arrivo di confinati è un’offesa oltre che un costante attentato alla nostra civiltà. Mafiosi, spacciatori di droga, taglieggiatori, camorristi o presunti tali, hanno creato nei nostri piccoli centri delle vere e proprie centrali operative di criminalità. Il Piemonte non è una colonia. Non vuole più questa gente”.
Era un accorato e sofferto grido di dolore che nessun politico volle ascoltare.


Anche sui nostri giornaletti demmo risalto al convegno e Manuela Marrone scrisse su “Lombardia Autonomista” che finalmente “In Lombardia, sia ben chiaro, non c’è più nessuno disposto a farsi colonizzare passivamente”.
Quanto ottimismo!


I criminali in guanti bianchi giunti dal Meridione spadroneggiano ancora nel Nord e trovano nel mercato dei voti uno strumento importante per affermare il loro predominio.
Ma i loro complici, coscienti o no, sono gente del Nord senza memoria del passato, senza amore per il territorio e senza senso identitario.
Ricomporre una comunità è davvero difficile.

Stefania Piazzo

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