Categorie: Cronaca

Il tacchino del primo maggio

di Stefania Piazzo – La festa dei lavoratori e dei loro diritti è un cardine della democrazia. Il rispetto della vita sul lavoro è imprescindibile. Dai diversi leader sindacali e politici sentiremo ribadire ad ogni celebrazione questi principi. Sacrosanti.

Ma oggi io parto da un tacchino, simbolo del ballottaggio tra competenza e incompetenza sul lavoro. Perché se il Paese è per certi versi un legno storto non è solo responsabilità di chi sfrutta i lavoratori, di qualunque razza, sesso, religione ma anche di chi, nei posti chiave, è al posto sbagliato. E’ l’incompetenza (non sapere) a generare disaffezione, distanza, sfiducia, caduta dei valori etici. Ed è quello che ci sentiamo ripetere: Non è di mia competenza.

Sei giorni fa passeggiando in campagna con i miei cani, ho notato un’enorme busta gialla con dentro evidente la carcassa di un grosso animale, in una zona limitrofa ad una strada comunale dove risiedo.

Cerco di osservare con cautela il contenuto, sembra essere un gigantesco tacchino, spiumato sul torace.

Chiamo immediatamente il comando della polizia locale. “Grazie, avvertiamo noi l’Ats”.

Passo il giorno dopo, ma il sacco con la carcassa sotto il sole, nel campo, è ancora lì. Il giorno dopo, ancora, e così per altri giorni. Una settimana. E nessuno ha alzato il sedere dalla sedia. Mica vuoi sprecarti per un tacchino, con tutte le beghe più importanti.

A questo spunto scrivo una pec all’Ats di competenza e alla polizia locale. Ieri nel pomeriggio è il servizio veterinario a telefonarmi e dirmi, gentilmente, che hanno girato il tacchino al Comune, perché la competenza è loro. Del sacco, peraltro, non sapevano nulla. Il tacchino, sballottato da competenza e incompetenza, prosegue nella sua putrefazione a ridosso dell’abitato. E’ solo un enorme, gigantesco tacchino a pancia in sù, smaltito lì. Se magari la polizia locale avesse composto il numero di telefono giusto, non sarebbe più lì. Chissà.

Altro episodio, animalesco.

Il cane femmina di una mia cara amica viene aggredita da un simil pitbull libero, maschio, che esce dall’ascensore, senza guinzaglio. Alla povera levriera afgana, al guinzaglio del marito, partono entrambe le orecchie. Le è andata bene. Poteva non esserci più. I veterinari dello studio dove viene medicata nell’emergenza, sopravvissuta alla terribile predazione, fanno comunicazione di morsicatura all’Ats locale con una breve mail. L’amica me la gira per conoscenza. E’ piena di inesattezze, non si specifica che un cane era libero, incustodito, al seguito del conduttore, mentre l’afgana era correttamente al guinzaglio.

L’amica invia una immediata integrazione, compreso il microchip e il nome del proprietario che nel frattempo aveva recuperato trovando il padrone del cane il giorno dopo. Ma è una integrazione che non verrà mai inserita dai veterinari per le informazioni corrette da fornire all’Ats.

Si rivolge allora allo studio veterinario dove va sempre, e trova finalmente la sua veterinaria, che compila il modulo, come Dio comanda. Ma tra i ponti di fine aprile e le domeniche, passa qualche giorno prima che possa andare alla polizia locale della sua città per presentare denuncia completa col rapporto della veterinaria, che era stata via per impegni professionali.

Poco dopo l’amica mi telefona, sconsolata. La polizia locale non mi ha accettato la denuncia, mi spiega, ha detto che era troppo tardi. Forse, troppo tardi per lavorare.

Episodio abbastanza gemello di quello a cui ho assistito nei mesi scorsi quando avevo accompagnato un’amica a presentare esposto di aggressione alla polizia locale di un paese qui vicino. La sua cagnolina era stata predata da un simil maremmano libero. “Ma perché viene qui? Vada dai carabinieri. E’ stata ferita una persona? No, allora noi cosa ci possiamo fare?”. L’esposto fu chiesto, con insistenza, di essere accolto. E’ il sindaco, avevo ribattuto, il responsabile dell’incolumità pubblica sul territorio, e voi siete la sua polizia.

Già, ma i sindaci, primi responsabili dell’incolumità pubblica sul territorio, dell’igiene pubblica, su quali gambe fanno camminare i loro poteri e le loro responsabilità? Su quale polizia? Forse il primo maggio, in tutta Italia, dai tacchini agli afgani al terribile fenomeno del randagismo, dovrebbe esser il primo maggio del rispetto degli esseri “più insignificanti”- Partiamo dai tacchini, per arrivare più su…, con dei corsi per aggiornare sulle competenze, anche etiche, chi tutela la legge.

Ultimo episodio? Anni fa, l’avvelenamento di un mio cane. Le mail, e le missive consegnate di persona in Comune, allegando l’ordinanza ministeriale sui bocconi avvelenati alla segreteria del sindaco, sortirono solo una risposta, un mese dopo la mia insistenza. Ordinanza bellamente disapplicata. L’inverno scorso altri bocconi finiscono nel giardino di un’amica. Il sindaco? Non ha mai risposto. Neppure alle pec da me inviate per conoscere lo stato dell’arte per segnalare la presenza nella zona dei bocconi killer.

Buon primo maggio ai primi della classe.

Stefania Piazzo

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