di Raffaele Piccoli – E’ notizia recente che i componenti dell’ARS, l’assemblea regionale siciliania, i cui membri sono chiamati parlamentari, hanno stabilito unilateralmente di aumentarsi lo stipendio mensile da 11.200 a 12.000 euro. L’inflazione a loro dire, erode il livello di vita. Lo statuto della regione autonoma consente queste scelte agli “onorevoli” siciliani.
La stampa italiana, ha sfruttato con immediatezza la ghiotta occasione.
Oggettivamente la scelta è di per se criticabile , ma il modo strumentale e velleitario con cui è stata presentata da tanti quotidiani italiani, crea perplessità. In sostanza si è voluto dimostrare alla pubblica opinione a cosa si giungerebbe con l’introduzione dell’autonomia differenziata (sic).
La Sicilia è regione a statuto speciale e trattiene il 90% delle imposte raccolte. Nonostante questo, Roma deve qualche volta provvedere.
Il sistema centralista nella gestione delle risorse pubbliche è basato sulla finanza derivata. Il denaro prodotto dai territori (Regioni e Comuni) parte per il centro e dal centro viene redistribuito secondo criteri e utilità più o meno politicamente definite. Da sempre, si è ovviato alle discrepanze create da certe realtà appianando a piè di lista i buchi di bilancio delle amministrazioni sprecone (leggi Roma capitale).
Risulta evidente che nell’ipotesi dell’applicazione di un corretto federalismo fiscale conseguente ad un’ altrettanto corretta gestione autonoma dei territori, si avrebbe come risultato una maggiore responsabilizzazione degli amministratori nella gestione del denaro pubblico.
Un uso scorretto delle risorse avrebbe come risultato immediato un’ incremento della pressione fiscale che inevitabilmente ricadrebbe in primis sul cittadino elettore.
Non è necessario aggiungere altro per comprendere i motivi profondi di tanta avversione nei confronti anche della più striminzita forma di autonomia.
GRANDE NORD FERRARA
Raffaele Piccoli
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