Categorie: Opinioni

Se, ancora una volta, non è l’elettore ma la magistratura a indicare chi non ritiene bravo a governare

di Stefania Piazzo – Politici e imprenditori risponderanno alle accuse, si difenderanno, saranno prosciolti o condannati ma noi intanto resteremo lì in attesa che la magistratura, al posto dell’elettore, decida chi è bravo a governare e chi no. Questo è il punto. La vicenda ligure è un paradigma.

Oggi l’eletto vota con la pancia, secondo la tendenza del giorno. Fritto di paranza, di pescato del giorno, se piace si restituisce il consenso, altrimenti vediamo cos’altro propone la trattoria “Vota Antonio”.

Settimane fa l’ex pm di Mani pulite, Antonio di Pietro, in una intervista al Corriere della Sera affermava: “Io non me la prendo con l’eletto ma con l’elettore”. Ecco qua che si torna al via. Nel 1993 e anni a seguire fu il pool di Palazzo di Giustizia a rimuovere una classe dirigente che veniva regolarmente eletta turandosi il naso. Quello che arrivò poi non fu meglio, ma questo è un altro discorso.

L’elettore in un progredire di populismo e di facile spostamento del consenso, con il motto minimo sforzo massimo rendimento, si è sempre accontentato del forse meno peggio. L’apoteosi grillina dell’uno vale uno ha consacrato che la democrazia nella risonanza magnetica della cabina elettorale aveva zero neuroni sollecitati dalla consapevolezza di quel voto.

Siamo arrivati alla lotteria di Prato, proponi delle idee, se sono buone ti candidiamo e sorteggiamo. Anche il mio vicino di casa ha delle ottime idee, potrebbe finire in Parlamento?

La dimenticanza grave e colpevole è che il candidato non dice “come” sarà capace di fare ciò che sogna e promette. E l’elettore non glielo chiede, anzi, proprio non gliene importa più nulla. Si vota sul mi piace, sulla sensazione, non sul curriculum del candidato. Sulla sua vita, sui risultati che ha ottenuto, sul suo cervello. Candidassero un calciatore, scommettiamo vincerebbe? Potrebbero metterlo a fare il ministro dell’Istruzione? Molto probabile. Oppure ai trasporti, se aveva avuto un passato da assicuratore.

Ecco, oggi la magistratura interviene forte delle prove che raccoglie, le formula in ipotesi di reato. Segue la procedura, fa il suo mestiere, sbagliando o indovinandoci.

Tralasciamo anche le dinamiche interne, le connessioni potenziali tra una parte di magistratura e una parte di partiti, con indizi che si scovano tra le righe delle votazioni nelle materie di giustizia, ruolo dei poteri, delle carriere… Sono cosucce che hanno un peso vitale, ma la gente non le vede, perché sono nascoste nei voti delle commissioni di Camera e Senato. Anche quelle cose sono semafori rossi o verdi per andare avanti o meno.

Nel frattempo, viene giù un muro. Di amministratori d’azienda e di politici. Questi ultimi prima di riabilitarsi ne passerà di tempo. Gli elettori quando li hanno scelti avevano altre alternative? Certo, ma si fidavano di questi, perché sulla fiducia gli piacevano. Avevano una bella faccia.

La prossima volta sceglieranno ancora in base alla simpatia, al colore della maglia, o, seppur non vincendo, voteranno per altri, con altri criteri di selezione?

Faremo mai in modo di arrivare prima della magistratura, evitando vittime e feriti sul campo, innocenti compresi, che mai si rialzeranno dal suolo, esattamente come noi, schiacciati dal nulla che avanza?

credit foto conny-schneider-3hkKv6WzjcE-unsplash

Stefania Piazzo

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