Categorie: Opinioni

«Ma dai “volemose bene” che se no arriva Salvini»

di Giuseppe Rinaldi – E così sull’onda di tale rinnovata minaccia, le velate crisi di governo si superano e per qualche mese il mutuo da pagare è salvo.

Sia chiaro, non volere la Lega e più in generale la destra è cosa legittima, per alcuni (ma non per tutti) sicuramente buona e giusta, ma purché la manovra ostruzionista sia condotta in linea con la Costituzione. Questa dice cose semplici e precise sull’argomento:

Primo, il popolo è sovrano.

Secondo, chi governa lo fa in nome della maggioranza dei voti espressi dal popolo.

Terzo, per effetto della proprietà transitiva, il governo deve essere espressione della maggioranza della volontà popolare.

Date queste tre semplice regolette, tutto ciò che si muove tra intrighi di palazzo, inciuci e tradimenti in luoghi lontani dalla “gente”, non è costituzionalmente corretto. Se lo ha capito chi scrive, appartenente alla categoria “uomo della strada”, privo di titoli accademici o orpelli di partito, a maggior ragione dovrebbe essere chiaro a quanti della politica hanno fatto mestiere o si piccano di “fare” politica.

Che i dissidi ormai cronici della maggioranza possano ricomporsi, di volta in volta, per timore di perdere i privilegi che la condizione di “parlamentare” reca con sè, sotto certi aspetti, seppur cosa ineducata, è comprensibile. Anche loro tengono famiglia. Tornare alla vita dei più, scandita da rate, impegni e balzelli, senza avere euro per tutto, è cosa da far paura dopo una parentesi di esistenza più agiata.

Ma che i contrasti si compongano unicamente allo scopo dichiarato di non volere la “destra” al governo, ovvero per non consegnare il Paese a Salvini e alla destra, ecco, questo è inaccettabile in quanto incostituzionale. Non è al governo in carica che Salvini e la destra devono piacere o meno, bensì al corpo elettorale. Caso contrario che ci sta a fare il popolo sovrano?

Guai, poi, se nel palazzo si giungesse a pensare che la gente spesso sceglie di “pancia” secondo il vento che tira e quindi ciò va evitato, giacché solo gli unti del Signore, dimoranti negli emicicli romani “sanno” cosa sia meglio per tutti. Guai, perché la democrazia parlamentare poco alla volta lascerebbe il posto a una forma di dittatura parlamentare agente sotto traccia.

Dispiace che a difendere i mezzucci di palazzo in nome del buon governo (chi l’ha visto?) siano uomini della sinistra ad ogni piè sospinto dediti a richiamare i principi della Resistenza e della libertà, quando poi li disattendono.

Se combattere la destra è ritenuto necessario, si faccia democraticamente, senza paura del popolo che vota, in un confronto possibilmente leale e aperto. In una contrapposizione frontale dialettica e non violenta, evitando di offrire in televisione lo squallido spettacolo di una sinistra timorosa e propensa a dichiarazioni che contengono la negazione della costituzionalità.

Speriamo che dal più alto colle di Roma, un richiamo ai valori fondanti della nostra Repubblica, giunga a coloro che li hanno scordati.

Giuseppe Rinaldi

Nato in Piemonte cresciuto in Sicilia: Siracusa, Adrano, Giardini Naxos. Cavaliere della repubblica, pensionato, 46 anni di servizio presso l’Agenzia delle Entrate già Uffici Imposte Dirette. Ha scritto per Tribuna del Mezzogiorno; Gazzetta del Sud; Il secolo d’Italia; La Padania e qualche testata locale.

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