Categorie: Opinioni

Il cartello della Regione Lombardia, simbolo degli svarioni del potere italico che finge di reprimere

di Luigi Basso – L’articolo uscito su La Nuova Padania di oggi dalla penna di Max Rigano sull’incredibile, ennesima, figuraccia di Regione Lombardia in epoca di Covid 19 è davvero una fonte miracolosa di considerazioni e riflessioni sulla nostra epoca.


In sintesi, negli spazi di Regione Lombardia accessibili ai giornalisti vi era un cartello recante, fra gli altri, l’avviso di usare la mascherina solo in caso di sospetta malattia: un avviso risalente a marzo e che oggi è assolutamente fuori legge.


La prima osservazione è davvero stupefacente: nella nostra società esiste ancora qualcuno, forse uno, che sa leggere e fa uso di questa conoscenza.
La stragrande maggioranza non legge, neppure gli avvisi di poche righe sulle regole di comportamento in caso di epidemia in un luogo pubblico.
Possibile?


Qui subentra la seconda riflessione: la (quasi) totalità delle persone non legge perché, al netto degli analfabeti, ritiene di sapere già tutto, di essere onnisciente e ciò per grazia ricevuta, s’intende, dal momento che ormai pochi studiano: del resto, se può diventare Ministro una soubrette, una velina o un garzone di bottega, diventa dura spiegare ai giovani per quale ragione debbano passare gli anni migliori della loro vita sui libri.


La terza riflessione riguarda l’impossibilità di punire il responsabile dello svarione lombardo.
Infatti, il poveraccio che gira senza mascherina in un luogo pubblico in cui non si può garantire la distanza di sicurezza si becca una bella multa a norma di DPCM ad hoc, ma chi affigge avvisi sbagliati non è sanzionabile perché manca la norma incriminatrice: la realtà ha superato la fantasia malata del nostro legislatore che sforna sempre nuove norme sanzionatorie.


Regione Lombardia ha fatto vedere che siamo ancora ben lontani dall’avere disciplinato e sanzionato ogni condotta irregolare: alla fine, parafrasando la storia del cartografo di Borges, non resterà che fare una legge che disciplini ogni aspetto della nostra vita che … impiegheremo tutta la nostra vita a leggere.


Infine, un’ultima riflessione: mentre il Bundestag approva la nuova terribile “legge sulla protezione dalle infezioni” che fa ripiombare i tedeschi e gli europei nell’incubo dello Stato di Polizia (ne parleremo), l’articolo di Max Rigano è apparso come un piccolo raggio di luce.
I Tedeschi hanno dimostrato ancora una volta che loro sono sempre i primi in ogni cosa: si parli di frigoriferi, di automobili, di guerre mondiali, di calcolatrici, di produzione di regole da Stato di Polizia, come loro non c’è nessuno.
Sono sempre i primi: i superiori, gliene va dato atto.


Mentre gli altri paesi chiacchierano e giocano con i DPCM astrusi, loro hanno fatto una bella legge con tanto di bolli e timbri che, per proteggere dalle malattie, fa diventare la Germania uno Stato di Polizia.


Né più, né meno: poche storia, la missione è fermare l’epidemia e i Tedeschi la fermeranno, anche se …. dovessero ammazzare tutti i contagiati.
Dinanzi alla gelida efficienza teutonica, che produce con lo stesso ordinato automatismo televisori come restrizioni della libertà, la sciatteria, la superficialità, la trascuratezza, forse financo la pigrizia, dimostrata al Pirellone nell’episodio del cartello sembrano quasi (non so se per disperazione) una via di salvezza per il popolo.


Un indizio è che nasce proprio qui, in Lombardia, la locuzione “Grida Manzoniane”, per significare roboanti annunci di leggi recanti pene severissime, che nessuno poi rispetterà perché nessuna Autorità le farà rispettare.
Forse, l’indolenza che, qui da noi, affligge soprattutto i vertici del potere salverà il popolino dalla fredda tenaglia burocratica del Potere?


In fin dei conti, anche esercitare la repressione richiede uno sforzo: ma se si è pagati migliaia di euro al mese per non fare nulla, allora è meglio far finta di reprimere continuando a fare ciò per cui si è pagati.
Se è così, speriamo che quel cartello rimanga a lungo là dove è stato visto, a simboleggiare, almeno per noi, un minimo di umanità contro la tirannia degli uomini – macchina.

Stefania Piazzo

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