Da un post su Facebook di Francesco Maria Mantero che condividiamo in ogni parola e in ogni spazio.
7 ottobre 1950, il glorioso esercito della Repubblica Popolare Cinese invade lo stato sovrano del Tibet, da anni rivendicato dal Grande Presidente Mao. Oltre 50.000 soldati con aerei e artiglieria si confrontano con qualche migliaio di soldati e civili tibetani armati di vecchi fucili inglesi. La resistenza tibetana è strenua e costa al paese circa 100 mila morti, la distruzione del palazzo reale, di interi quartieri della capitale, ma è vana. Nel processo di : normalizzazione ” le vittime arriveranno al milione, comprese quelle di processi sommari e fucilazioni di massa. Azzerato un immenso patrimonio culturale, distrutti centinaia di templi ed edifici storic, Centinaia di migliaia di profughi e deportati.Vietata la lingua, i costumi e la professione religiosa e persino le tradizioni agricole in equilibrio con il difficile ambiente locale . Distrutto l’immenso patrimonio forestale, massacrata la ricchissima fauna, di cui in Tibet era vietata la caccia, portando sulla soglia dell’ estinzione ungulati, uccelli e il leopardo delle nevi. Il Tibet è ancora colonia cinese ma al mondo non interessa.
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