Categorie: Cultura

Sui mezzi per andare a scuola ma col green pass. Esplode la protesta

di Stefania Piazzo – La scienza procede per prove ed errori. Come affermava lo studioso nordamericano Edward L. Thorndike, si può apprendere attraverso un processo di azioni che portano un soggetto a risolvere un problema, e sempre nel minor tempo possibile. Si prova, si sbaglia, la volta dopo si prova, si sbaglia ma si ottiene via via nel minor tempo il risultato. Per il Covid la scienza segue a grandi linee anche questa strada. Prova, sbaglia, corregge il tiro e, si spera, nel minor tempo possibile trova le connessioni per una risposta immediata, efficace, al problema. Si chiama soluzione.

La questione, vista così, sembra ovvia. Ma non lo è. Il caos regna piuttosto sovrano, le contraddizioni si sprecano, il nemico non è ancora del tutto noto e si va per tentativi. Fatta la debita premessa – chi scrive ha fatto il Covid, ha fatto il vaccino ed è in coda per il richiamo – non si può negare che la gestione sanitaria nazionale e locale non sia stata costellata da errori, sottovalutazioni, approssimazioni, pessima comunicazione. Troppo spesso le comparsate tv di esperti scienziati hanno rievocato la gag del marchese del Grillo. “Io so io e voi non siete un c…”. Il confronto sul tema dei vaccini e della prevenzione è un terreno di guerra. E lo sarà ancora per lungo tempo.

Oggi, l’amica Laura Pantaleo Lucchetti, giornalista e madre, sul proprio profilo social ha sollevato una questione mica da ridere.

Ecco le sue parole.

Già che siamo in argomento, dal momento che impedire ai ragazzini sprovvisti di green pass l’accesso ai mezzi di trasporto dopo che è stato ampiamente pagato l’abbonamento (ma direi anche con biglietto singolo o settimanale in mano) è ALTAMENTE LESIVO DEI DIRITTI DELL’INFANZIA (CHE L’EUROPA RICONOSCE GIUSTAMENTE FINO AI 18 ANNI COMPIUTI), vogliamo sperare che il sindaco Davide Galimberti Sindaco, Rossella Dimaggio e i responsabili di Autolinee Varesine – chiamo a rapporto Marco Regazzoni in qualità di addetto stampa unitamente all’assessore ai trasporti pubblici Andrea Civati stiano lavorando ad urgenti provvedimenti in merito e allestendo UNA DEROGA SPECIALE PER DETTA FASCIA DELLA CITTADINANZA, che sebbene non voti ancora è comunque titolare di DIRITTI e di DIGNITA’ a prescindere dal suo STATUS SANITARIO. GRAZIE.IN CASO CONTRARIO CI ASPETTIAMO PULLMAN DEDICATI AI SOLI STUDENTI. COME E’ GIUSTO E SACROSANTO CHE SIA. FOSSE ANCHE SOLO PER GLI STUDENTI PRIVI DI GREEN PASS.

Faccio prima a fare un brutale ma efficace copia e incolla del dibattito sulla bacheca aperta di Laura.

Vediamo… Per gli under 12 non c’è obbligo di green pass. E l’obbligo non scatterà neanche quando arriverà il via libera alla vaccinazione dei bambini da 5 a 11 anni. Ma sarà necessario per andare a scuola dai 12 ai 18. Che sia “prematuro parlarne” non è vero. La questione va affrontata subito.

Sui treni regionali, sul trasporto pubblico locale, (così come sulla Tav o in aereo) basta il green pass di base. Ovvero il vaccino, la guarigione o il tampone negativo ( molecolare valido per 72 ore o antigenico valido 48 ore).

Il decreto legge rende quindi obbligatorio il green pass semplice su tutti i mezzi di trasporto locali, dunque su bus, tram e metropolitane. Qui perciò si infiamma la questione. Perché dai 12 ai 18 anni se la condizione è salire sui mezzi per andare a scuola a patto di avere il green pass, cioè tampone o vaccino, ecco belle che innescato un altro macigno sulla strada della prevenzione. Sulla chat c’è chi paventa mezzi “separati” o solleva il problema di una frattura sociale tra chi sì e chi no.

A meno che qualcuno dica esplicitamente che i minori dai 12 ai 18 anni sono esentati. Ma sul decreto non c’è ombra di esenzione. Anzi. Per certi versi, hanno già raggiunto la maggiore età essendo dentro lo stesso binario degli adulti. Non c’è obbligo del vaccino ma per fare vita sociale e spostarti sui mezzi devi avere il green pass. Tampone o vaccino, di lì non si scappa.

In quel di Varese, i genitori come Laura reclamano. Ma lo faranno anche altrove. Gli abbonamenti, ad esempio, li hanno pagati tutti in anticipo. Il consiglio dei ministri ha votato in modo unanime il provvedimento. Ma nel paese il fronte non è unanime e proprio sulla scuola, tra banchi rottamati, banchi rotanti inutilizzati, dad con continue regole di quarantena a seconda della stagione, docenti assenti, classi pollaio, e adesso, green pass per tutti, la tensione è palpabile. Oltre che doveri, qualcuno forse non si è dimenticato la stagione anche dei diritti? Se la stessa premura per i minori sui mezzi pubblici con green pass fosse la stessa che si vede arrivare da Roma alle periferie dell’impero per una scuola di qualità, dove gli stanziamenti non sono mai in coda rispetto, che ne so, al reddito di cittadinanza, al bonus mobili, alla ristrutturazione delle persiane, ai monopattini, ma in cima alle priorità, il dibattito sarebbe forse meno inquinato.

I giovani, preso un diploma o la laurea, questo è certo, col loro green pass non restano a casa loro. Scappano. Il problema non è solo il Covid. Ma il sistema.


Stefania Piazzo

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