Categorie: Cultura

Speciale 5 Giornate – Cattaneo? Troppo onesto, anticasta e antispreco per essere capito dalla politica di oggi

di Franco Masoni * – Anche a Lugano, che dopo i moti milanesi subisce angherie e blocchi dal Lombardo-Veneto, il Cattaneo è attivissimo per la causa d’Italia. Nella stamperia dei Ciani, la Tipografia della Svizzera Italiana, pubblica L’Insurrezione di Milano. Entra poi in collaborazione con la Tipografia Elvetica di Capolago, fondata nel 1830 da Moderati, passata a Radicali e divenuta stamperia risorgimentale d’importanza capitale. All’arrivo del Cattaneo, il radicale Repetti s’è assicurato tutte le azioni della tipografia tipografia. Cattaneo, secondo il Caddeo, le s’avvicina «verso l’aprile o il maggio del 1849» col «progetto dell’Archivio Triennale», poi della raccolta Documenti della guerra santa d’Italia, apparsa tra il luglio 1849 e il 1851, quindi dei tre volumi Carte segrete ed atti ufficiali della polizia austriaca (…). Subisce (soffiata o tradimento) l’arresto e la condanna a morte del Dottesio e la violenta divisione tra gli esuli per il dissidio tra Unitari e Federalisti. Si diradano i collaboratori e sostenitori, si riducono ai soli Federalisti puri, Cattaneo, Ferrari e pochi altri. Ironia della sorte, gli Austriaci la considerano invece un covo mazziniano.

Insistono perché Berna faccia rispettare il principio di diritto internazionale per cui chi gode dell’asilo deve astenersi da ingerenze in affari d’altri Stati. Il Governo ticinese cerca di resistere, ma col blocco del 1852, il Lombardo-Veneto espelle quasi seimila Ticinesi.
Cresce la pressione sul Governo federale, sul Consiglio di Stato, sugli esuli. Molti di loro s’impegnano a rispettare la neutralità, altri rifiutano, si tengono nascosti, se trovati vengono espulsi; non il Cattaneo, che continua a operare apertamente. Nella primavera del 1853, per far cessare le angherie contro il Cantone, il Repetti accetta la chiusura dell’Elvetica; Cattaneo resiste, cerca di ridarle vita, fa stampare il terzo volume dell’Archivio, continua a scrivere per l’Italia.

Ma anch’egli si concentra ormai sempre più nelle attività d’insegnante, di consigliere, di studioso. Collabora a giornali locali (soprattutto alla Gazzetta Ticinese), a giornali e riviste italiani. Poi la situazione in Lombardia e in tutta Italia si distende: a fine 1859 Cattaneo riprende, con la seconda serie, l’edizione del Politecnico. Negli ultimi, importanti saggi, il suo pensiero è così anticipatore, democratico e insieme elitario, da non fare i proseliti che meriterebbe. Il suo pubblico – come forse già quello degli allievi delle sue lezioni di filosofia al Liceo – non ne è forse sempre all’altezza. Manca al Cattaneo, nel Ticino, la cattedra universitaria universitaria con generazioni d’allievi capaci d’intendere, amplificare e diffondere il suo pensiero, rimasto perlopiù un’alta voce isolata. Ma la sua lezione torna attuale in tempi difficili. Lo è oggi, per le sue intuizioni interdisciplinari, la ricerca di spiegazioni a eventi e situazioni attuali anche nella geologia,
nell’antropologia, nell’archeologia, nella storia dei popoli, del pensiero e dei linguaggi; per la coscienza dell’attenzione che scienze, arte, tecnica, economia e sistemazione del territorio si devono reciprocamente; per la sua apertura al progresso delle scienze e della tecnica; lo è in economia per avere, tra i primi, colto l’importanza futura, anche pecuniaria, delle idee, delle invenzioni, della comunicazione, della funzione imprenditoriale, delle scoperte; lo è per la convinzione della libertà della scienza e della ricerca ma anche della necessità di coniugarle con la tecnica; lo è, nelle scienze sociali, per aver avvertito le peculiarità e il valore dell’operare delle menti associate e però insieme del salto di qualità che viene dai geni, che con il pensiero e con le opere segnano le vie del futuro. Lo è, nello scrivere, per la potenza e l’incisività del linguaggio, delle immagini, delle descrizioni, per la loro forza interiore, senza retorica. Lo è, nella politica, per la sua concezione liberale, laica, poco partitante e per aver inteso il pericolo del fanatismo; per la sua naturale concezione d’un federalismo che dal basso cresce verso l’alto in un bisogno d’unità nella diversità che dalla Città sale alla regione, alla Nazione, all’Europa.

Tutti aspetti che rendono ancora oggi importante la conoscenza delle sue opere. Più diffuse in passato, più note all’estero, avrebbero forse potuto cooperare a dar più forza, nella prima metà del secolo scorso, in Italia e in Europa, alla “politica della ragione” atta a contenere gli eccessi delle ideologie, dei nazionalismi, dei razzismi che hanno così drammaticamente scosso il secolo XX (…). Se i tempi fuggitivi e frettolosi in cui viviamo sapranno meglio intendere il suo retaggio spirituale (…), il viaggio a ritroso nel tempo, all’incontro con il Cattaneo, potrebbe rivelarsi un viaggio nel futuro; un Grand Tour ideale per andare a riconoscere, elementi essenziali d’una moderna geografia dello spirito umano, le scoperte fascinose d’un grande pensatore.

(4 – fine)
* Avvocato, già  presidente del Comitato
italosvizzero per la pubblicazione
delle opere di Carlo Cattaneo, presidente
dell’Associazione Carlo Cattaneo di Lugano

(da “Il Federalismo”, direttore responsabile Stefania Piazzo)

Redazione

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