Categorie: Cultura

Scuola e voto a settembre. Una data, nessuna, centomila

di Laura Aresi – Una data unica per il ritorno in aula a settembre? Sembrerebbe di sì, e le prove generali sono già state fatte proprio nella giornata di oggi, lunedì 15 giugno 2020, che sarà ricordato agli annali dell’istruzione italiana come il giorno fatidico del gran rientro dei docenti delle quinte classi delle superiori per la formazione delle commissioni d’esame. Tra mugugni e defezioni dell’ultim’ora si attendono infatti dai provveditorati i numeri ufficiali per verificare l’annunciato boom delle defezioni di coloro che, certificato alla mano e piagnisteo incorporato nel prezzo (pagato dai contribuenti) si sono autoproclamati cavie da laboratorio.

E proprio in questo clima rovente furoreggiano nelle ultime ore anche le polemiche sulla riapertura globale delle scuole prevista per il 14 di settembre: ma sarebbe meglio scrivere auspicata, giacché quella data lanciata come un sasso da Lucia Azzolina nelle stagnanti acque della scuola del Belpaese al termine della prima giornata degli “stati generali” del Nuovo Giuseppinismo rischia di diventare semplicemente una puntata da giocatori d’azzardo e nemmeno troppo avvezzi a giocare seriamente.

La Conferenza delle Regioni, come previsto, non ha atteso troppo a far sentire la propria voce sull’argomento e anzi ha proposto al Governo in via del tutto eccezionale data la situazione ancora incerta e soprattutto i pesanti postumi dell’emergenza covid una data unica per il gran rientro: una compattezza di facciata che però si scontra con le rivendicazioni di autonomia regionale sull’argomento scuola. Il discrimine sarebbe il fine settimana del 20-21, che potrebbe essere impegnato dalle elezioni regionali e dalle amministrative (7 le regioni coinvolte e più di mille comuni): e non è tutto, perché proprio in queste ore è in corso il dibattito sull’accorpamento con il referendum sui tagli dei parlamentari, che coinvolgerebbe venti regioni su venti.

In tutto questo, appunto, le singole voci si fanno ben sentire. Il presidente ligure Giovanni Toti e il di lui assessore all’istruzione Ilaria Cavo concordano sul fatto che la data di inizio dell’anno scolastico non potrà essere fissata prima dell’election day, che comunque appunto non è ancora stato fissato per decreto: il bello è che il comitato tecnico scientifico si sarebbe espresso favorevolmente circa l’inizio di settembre proposto dalle opposizioni – il 6, per la precisione – come data del ritrovo alle urne. Uno scenario, sostiene la Liguria, coinvolta nelle rinnovo dei seggi regionali, impossibile da sostenere per troppi motivi: le classi si riaprirebbero solo per tre giorni, dal 14 al 17, per poi chiudere il giovedì per la sanificazione, le operazioni di allestimento dei seggi, il voto, la sanificazione finale: totale dei giorni di chiusura, una settimana o poco meno.

Dal canto suo anche il governatore della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, non direttamente coinvolto nelle regionali, ritiene improbabile un ritorno sui banchi di scuola a metà settembre, e spera invece in una lunga estate di recupero per il turismo: in un incontro a Cervia con gli operatori della Riviera, avvenuto il 13 scorso, il presidente emiliano spera infatti che il Governo stabilisca una data unica che tenga in considerazione anche le esigenze di uno dei settori più martoriati d’Italia.

Ma anche la Lombardia finalmente trova la forza, e forse anche la voglia di pronunciarsi sull’argomento scuola. L’assessore all’Istruzione Melania Rizzoli è infatti favorevole a far suonare la prima campanella il 14 di settembre: oncologa e specialista internista, Rizzoli è certa che la carica virale del coronavirus si stia esaurendo. Spiagge marittime la Lombardia non ne ha da mettere in campo, ma di meraviglie lacustri e fluviali ne possiede eccome, e non è seconda ad altri per attrattiva turistica: eppure la Lombardia preme per tornare in aula ma ad una condizione: solo in presenza, perché la scuola è anche e soprattutto da contestualizzarsi nei luoghi preposti da sempre al processo educativo, ossia le aule scolastiche, pur in una scuola rinnovata secondo le esigenze sanitarie del momento. E in tutto questo, il plauso va sempre a Luca Zaia, che primo fra tutti ha messo in pratica quello che per altri sono ancora solo parole: gli studenti delle professionali venete, infatti, tornati dal primo di giugno sui banchi per il ripasso generale in vita degli esami, sono gli apripista proprio in questi giorni per tutti i loro colleghi italiani.

Redazione

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