Il gioco dell’Oca scolastica. In classe dal 14 settembre?

14 Giugno 2020
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di Laura Aresi – Ormai una cosa è chiara: sulla scuola si stanno dando letteralmente i numeri. Almeno potessimo giocarceli al lotto: un bel 14 sulla ruota di Roma, dato che proprio oggi Lucia Azzolina in persona ha ipotizzato lunedì 14 settembre per l’apertura del nuovo anno scolastico e il ritorno in classe per gli 8 milioni di studenti italiani.

Reduce dalla prima giornata dei giuseppini Stati generali dell’economia, il Ministro di via Trastevere ha così dichiarato infatti sulla sua pagina Facebook ufficiale: «Per quanto riguarda la riapertura delle scuole l’obiettivo è tornare alla piena normalità scolastica il prima possibile. Per questo abbiamo deciso di proporre alle Regioni la data del 14 di settembre per l’inizio ufficiale del nuovo anno scolastico. Per il recupero degli apprendimenti invece si potrà tornare a scuola già dal primo di settembre».

Una mossa che sorprende e disorienta, perché stride con le illazioni fatte finora da numerose parti in causa, parti non del tutto prive di autorevolezza: dal momento che dal Governo medesimo prende sempre più piede la certezza che le elezioni regionali in sette regioni si terranno il 20 e il 21 settembre, così come le amministrative in oltre mille comuni italiani. Seguendo peraltro le dichiarazioni rilasciate il 12 giugno al Fatto Quotidiano del sottosegretario Giuseppe De Cristofaro, circolava infatti nelle scorse ore per il fatidico rientro in aula la voce del 23 settembre in via ottimistica, il primo di ottobre in via del tutto realistica.

Un eterno balletto che non fa che stremare studenti, insegnanti, genitori e studenti, che chiedono certezze e non infinite ed estenuanti contrattazioni fra mille attori che stanno pesantemente sforando il limite della serietà sul palcoscenico, divenuto ormai un teatrino di quart’ordine.

Al Ministero ci sentiamo a questo punto di dire una cosa: si ricordi che nel 1919 la scuola, iniziata a metà novembre e chiusa per tutto gennaio a causa della spagnola, proseguì fino a fine luglio; e che chiusure repentine e protratte nel periodo invernale si verificarono solamente durante il secondo conflitto mondiale, quando le ragioni di chiudere l’anno in anticipo c’erano decisamente tutte e si requisivano pure gli edifici scolastici come ospedali da campo. In nessun altro caso la scuola italiana ha mai patito una croce del genere: e la scelta del 14 settembre, festa della Santa Croce, non fa che rimarcare il supplizio. Chissà se si dovessero azzerare gli stipendi sicuri di coloro che posticipano all’infinito il ritorno sui banchi di scuola per il proprio tornaconto: chissà, magari cambierebbero di colpo opinione, e dopo Ferragosto le campanelle tornerebbero immediatamente a suonare. N’est-ce pas?

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