Categorie: Cultura

Da quando a Pontida si celebra la politica che nega le identità dei popoli?

di Stefania Piazzo – C’è un interessante servizio pubblicato dall’agenzia Agence Bretagne Presse che fissa alcuni paletti di discussione sul pensiero di Marine Le Pen (qui il pezzo integrale https://abp.bzh/marine-le-pen-et-la-bretagne-50598).

Bene, citata la fonte, vediamo quali sono i punti critici sollevati dall’autore dell’inchiesta. Ad una campagna elettorale, si legge, ” durante la sua conferenza stampa, durante la sessione delle domande, un giornalista le ha chiesto (a Le Pen, ndr) cosa pensasse dell’accoglienza mista del “popolo bretone” . Lei rispose ridendo che non esistevano bretoni. “Popolo bretone? Lascio a te la responsabilità di queste parole, conosco solo i francesi”, ha risposto”.

Ressemblemet National, RN, riporta l’agenzia, “è per l’abolizione delle regioni, Marine Le Pen ne vuole solo una : la Francia. Lo ha detto più volte. Se venisse eletta Presidente della Repubblica (…), il nome stesso della Bretagna scomparirebbe per sempre dalle istituzioni. Ne parleremo solo nelle previsioni del tempo”. 

Quanto alle lingue, Agence Bretagne Presse affonda ricordando che “nel programma Riposte trasmesso su France 5 nel gennaio 2007, Marine Le Pen, allora vicepresidente del Fronte Nazionale”, avrebbe attaccato “le lingue regionali (…) . Sostenendo l’assimilazione e la perdita della cultura originaria, anche per i corsi, i bretoni, i baschi e gli alsaziani, si è indignata per il fatto che oggi si possano scrivere i segnali stradali in bretone”. Fin qui le accuse. E i documenti per sostenerle.

E se non fosse vero? O la pensasse oggi diversamente? Beh, c’è proprio Pontida per avere l’opportunità di affermare invece che le identità regionali sono un valore per Marine Le Pen, non una minaccia per l’unità di un Paese, e che ci sono più lingue, non una sola lingua, uguale per tutti. Uno Stato non può omologare e normalizzare una storia in nome di una sovranità calata dall’alto. E potrebbe anche dire, Le Pen, che il Nord esiste, così come il Centro e il Sud e che solo un sistema di bilanciamento dei poteri e delle responsabilità può dare libertà e spazi di manovra a chi corre e tempi diversi a chi ha altre dinamiche.

Senza le identità non ci sarebbe stata l’Europa. Senza i liberi comuni, contro il pensiero unico degli imperatori, non sarebbe nata l’Europa cristiana che Le Pen e Salvini vogliono incarnare. E senza la rete di abbazie, che garantivano il libero commercio, la messa in sicurezza delle comunità locali, non ci sarebbe stato l’immenso Medioevo e il Rinascimento. Non sarebbero nate le banche, i monti dei pegni, il prestito, non sarebbero stati esplorati nuovi continenti. La ricchezza e la diversità culturale, la vivacità di ingegno in competizione tra aree regionali ben distinte del vecchio continente hanno fatto la differenza.

Le regioni non esistono? Le lingue non esistono o, se esistono, vanno derubricate? Dovremmo di conseguenza mettere al bando i libri catalani, provenzali, scozzesi, bretoni, sardi, corsi, veneti, napoletani, e affermare che c’è una sola bandiera che silenzia le radici da cui arriviamo?

Potrebbe mai, in Svizzera, Marine Le Pen fare un comizio affermando che i cantoni non esistono, che esiste solo un popolo svizzero, con una sola lingua, con una sola identità? Io credo glielo impedirebbero oppure diserterebbero l’evento. A Pontida, invece, ci saranno veneti, lombardi, piemontesi, e molti da altre regioni d’Italia, ad osannare chi ha una visione della vita, e della politica, diametralmente opposta alle ragioni di Pontida. Ma andrà bene così. Lo chiamano anche analfabetismo funzionale, è la rimozione di ciò che si era appreso, con fatica. Funzionale a tirare una riga e a non saper comprendere ciò che appare davanti.

Stefania Piazzo

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