Categorie: Cronaca

Misure anti Covid. A noi fanno vedere i sorci verdi. E negli Ospedali, invece, uguale?

di Giuseppe Olivieri – Ci sono protocolli e protocolli. E ci saranno controllati e controllati.

Chissà se qualcuno verificherà il rispetto delle linee guida messe in atto per prevenire la Covid 19 all’interno dei grandi centri ospedalieri con la stessa solerzia con cui si agisce nel mondo della libera professione o del lavoro autonomo in genere.

La domanda è più che lecita se prendiamo in considerazione il fatto che gran parte delle infezioni ad eziologia batterica o virale, Sars Cov 2 compreso, avviene proprio in ambito nosocomiale e proprio lì il rispetto delle norme non può, né deve, essere disatteso.

Ci sono piccole realtà professionali che sono rimaste chiuse per oltre due mesi. I titolari hanno investito somme ingenti per acquistare dispositivi di protezione individuale e garantire quindi il massimo della sicurezza a se stessi e a tutti gli utenti. I piccoli studi medici in particolare si prodigano ad effettuare un pre triage telefonico ai pazienti e a confermarlo nel momento dell’accesso allo studio tramite la compilazione di un questionario con una penna monouso. Gli appuntamenti vengono programmati in modo tale da non creare assembramento in sala d’attesa. C’è chi fa indossare copri scarpe e chi raccoglie gli effetti personali in appositi contenitori per evitare un ulteriore contatto con essi una volta igienizzate le mani.

Poi ci sono realtà, come quelle delle immagini. E ci chiediamo. Ma siamo davvero al Policlinico Gemelli di Roma? E’ di questi giorni quella moltitudine di pazienti a cui sarebbe stato dato lo stesso appuntamento, alla stessa ora, nello stesso luogo, per lo stesso trattamento, accanto a coloro che devono essere sottoposti a tampone rinofaringeo per verificare la positività al Sars Cov?

Diteci che è una bufala. Non vi è segnaletica e non vi sono disinfettanti? Magari so o le foto di un anno fa… Le sale d’attesa non hanno posti segnati per il distanziamento fisico? saranno immagini precovid! Il personale gironzola con un paio di guanti fondamentalmente inutili, considerando che, con gli stessi, controlla i documenti dei pazienti, li fa firmare con una sola penna e apre tutte le porte d’accesso? Ma no, è un fake.

Per mesi è stato affrontato il tema delle contaminazioni crociate e si sono raccomandate una serie di manovre per prevenirle. E’ stato instaurato un serrato lockdown, evitando i contatti sociali. Ora si continua a prospettare legittimamente il distanziamento fisico ed una serie di adempimenti per mantenerlo: troppi morti ci sono stati e non si può rischiare di tornare a mettere a dura prova il sistema sanitario.

La sensazione è che però le linee guida valgano sempre e solo per il singolo cittadino, ovvero per il lavoratore che da solo si assume ogni responsabilità e in prima persona è tenuto a rispettare e far rispettare i famosi protocolli che il tavolo così detto tecnico-scientifico ha stabilito. Per lui c’è sempre qualche controllore pronto ad intervenire per punirlo.

Per le grandi strutture, dove è sempre difficile individuare un diretto responsabile, tutto sembra già tornato come prima: nessuno sarà così solerte nel verificare il rispetto delle minime regole per prevenire un ipotetico contagio. Ed il buon senso rischia di soccombere dinnanzi alla cronica pessima organizzazione e al menefreghismo di stato.

Tutto come prima. Come se la Covid 19 non avesse insegnato nulla.

Stefania Piazzo

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