Categorie: Scienza

Silvestri, “Amarezza che italiani non abbiano monoclonali per combattere Covid. Non chiare ragioni rifiuto enti italiani”

“Il mio dispiacere e’ che grazie a un mio contatto personale con il Chief scientific officer dell’Eli Lilly ero riuscito ad ottenere in ottobre che la casa farmaceutica mettesse a disposizione dell’Italia 10 mila dosi di anticorpi monoclonali 555 per un trial clinico pragmatico. Che potevano arrivare anche a 20-30 mila dosi. Ma dopo un incontro online del 29 ottobre tra Aifa, l’azienda, l’Iss e rappresentanti del Cts e del Ministero della Salute questa cosa non e’ successa. Per motivi che rimangono oscuri”.

Lo ha detto all’ANSA, esprimendo tutta la sua amarezza per non essere riuscito a portare in Italia gia’ in novembre gli anticorpi monoclonali della Eli Lilly Guido Silvestri, professore di patologia generale alla Emory University di Atlanta. Lo scorso 22 dicembre il direttore generale dell’Aifa Nicola Magrini, in conferenza stampa, aveva riposto sottolineando che l’agenzia sugli anticorpi monoclonali “e’ sempre stata aperta” che non rispondeva a verita’ “che ne avrebbe rifiutato l’accesso in Italia”.

“Credo che la bussola debba essere la stessa per tutti: dare al piu’ presto questi farmaci agli italiani perche’ salvano vite – ha affermato Silvestri – se li usiamo e’ perche’ ci sono dati scientifici positivi: riducono la mortalita’ del 70% se usati all’inizio della malattia, prima che diventi severa. E non tralascio il principio di responsabilita’, perche’ e’ importante che chi fa scelte sbagliate se ne assuma il peso”.

Lo scienziato ha poi raccontato: “Mi sono messo in azione non appena ho visto il risultato che gli anticorpi monoclonali avevano avuto su Donald Trump. L’ex presidente stava scompensando, aveva la febbre alta ed era molto a rischio per eta’ e sovrappeso. Dopo due ore dalla flebo si era gia’ ripreso. Allora, con il pensiero rivolto al mio Paese, ho preso il telefono e ho chiamato un mio ex allievo, diventato Chief scientific officer della Eli Lilli, che a sua volta mi ha messo in contatto con il vice presidente dell’azienda farmaceutica Ajy Nirula, responsabile per lo sviluppo degli anticorpi”.

“Ha subito accettato la mia proposta era disponibile ad avviare un discorso scientifico con l’Italia, una partnership. L’obiettivo non era certo il guadagno – ha proseguito – ma in quella riunione del 29 ottobre via Zoom con l’Aifa si e’ subito capito che c’era qualcosa che non andava. La cosa non e’ arrivata in porto. E gli anticorpi per gli italiani non sono arrivati, nonostante si producano anche a Latina, nel Lazio. E Nirula era disposto a renderli disponibili per gli italiani in poche ore”. 

Redazione

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