di Stefania Piazzo – La sinistra si stupisce per il green pass dell’incoerenza salviniana. Sul pero la mattina, sul melo la sera.
Salvini predica la lotta alla mafia, poi deve fare i conti con un membro del suo governo e del suo partito che per ragioni identitarie propone di reintitolare ad un Mussolini il parco dedicato a Falcone Borsellino. La memoria degli elettori forse è un po’ troppo corta, ma pure quella della sinistra.
Come non ricordare che fu costretta a lasciare la Lega Angela Maraventano, pasionaria di Lampedusa, al centro della bufera, dopo aver parlato, alla kermesse pro Salvini di Catania, di una “nostra mafia che ormai non ha più quella sensibilità e quel coraggio che aveva prima e che non esiste più”. Frasi che non andarono giù neanche ai leghisti – dopo le proteste di tanti, a cominciare da Piero Grasso e Maria Falcone – che ne avevano chiesto le dimissioni, subito ottenute, per bocca del segretario regionale, Stefano Candiani, fedelissimo di Salvini, alla guida del partito in Sicilia. “Sì, lascio la Lega, accolgo la richiesta del partito, giusto così, io sono una persona seria”, faceva sapere l’ex vicesindaca anti-migranti di Lampedusa.
Ecco, c’è letteratura per i posteri.
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