Categorie: Opinioni

Oggi in Italia più che segretari di partito, dei monarchi

di Roberto Paolino – In tanti in troppi, parlano di libertà, c’è chi ad esempio ha pensato di esportarla in giro per il mondo con i bombardamenti, oppure chi non capisce quando cessa la sua libertà ed inizia quella altrui.

Nell’antichita’ ad esempio i Greci del v secolo a.C. la  sentivano e la  vivevano in modo differente rispetto ad oggi, vivevano la libertà al servizio della cosa pubblica ed esercitavano collettivamente alcune funzioni della sovranità nel pronunciarsi, e vedevano compatibile con la libertà l’assoggettamento dell’individuo alla propria comunità alcune decisioni che oggi crediamo siano esclusivamente del singolo (come il culto religioso) erano prese dal corpo sociale, e l’autorità si intrometteva persino nelle relazioni più intime.


Oggi la libertà e prevalentemente vissuta come il desiderio di fare  ciò che si vuole e viene vista come una cosa strettamente individuale, si pensa che ci sia bisogno di un cospicuo numero di individui per avere la possibilità di lottare in ambito politico, perciò preferiamo lasciar perdere e rifugiarci nei nostri godimenti privati,senza pensare che qualsiasi moto di libertà è sempre iniziato da un elite ristretta.
Insomma la libertà personale a discapito della libertà pubblica.


Si ritiene ad esempio che la scelta di non andare a votare sia un atto di libertà (individuale) senza capire, che così facendo si fa a  meno della libertà politica (libertà pubblica)cioè decidere con il proprio, voto chi governa e chi sarà opposizione, anche se molte volte troppe volte, le decisioni del corpo elettorale vengono disattese con ribaltamenti del risultato elettorale, e i soliti sconci passaggi per interessi, da uno schieramento all’altro.Non dobbiamo mai abbandonare il diritto di votare, perché è frutto di lotte sanguinose di chi ci ha preceduto,anzi definiamolo un tranquillamente un dovere civico.


Se poi analizziamo la politica attuale scopriamo con amarezza che usanze democratiche non sono più in uso.
  Nella prima repubblica i partiti decidevano con i congressi chi doveva essere il segretario politico chi doveva governare il partito, e quale linea perseguire.
Oggi non si fanno più congressi, e il segretario diviene il monarca assoluto che governa, decide la linea e anche il nome del partito che naturalmente  deve contenere il suo cognome, non si discute più non c’è più dibattito interno e i segretari di sezione, provinciali regionali vengono sostituiti dai commissari, che sono sempre i fedelissimi dei monarchi (Segretari).


In questo contesto chi cerca di esprimere il proprio parere, e se non rappresenta un totale asservimento al segretario e ai suoi commissari, viene messo fuori dal partito perché non si deve e non si può disturbare “il manovratore”.

Quello che è successo in questi ultimi anni in alcuni partiti cioè cambiare nome e linea politica senza un congresso che decida e voti, nella  vituperata prima repubblica non veniva neppure presa in esame. Forse perché la base contava molto più di oggi? Non pensate che sia un nostalgico della prima repubblica, ritengo semplicemente che i partiti che sono l’espressione della seconda repubblica, abbiano cestinato qualsivoglia concetto di libertà interna e partecipazione della base alle decisioni importanti.
Diciamolo chiaro la politica di oggi non rappresenta più un ideale bensì quello che avviene comunemente nella società; si privilegia la poltrona l’interesse personale a quello collettivo che per i partiti rappresenta gli iscritti e simpatizzanti  ed elettori, per la società civile la collettività.


E la libertà?
Viene sacrificata sull’altare della ragione di stato o come detto dell’interesse personale o per compiacere il monarca, provocando volutamente la desertificazione dei partiti che diventano esclusivamente dei comitati elettorali o fornitori di servizi di manovalanza.
Una volta si diceva bella analisi ma ora ci devi dire che fare….Ok ci provo.


Dobbiamo riprenderci la libertà che l’attuale partitocrazia ci ha tolto, dobbiamo riaprire un dibattito sul tema della partecipazione perché solo così si può crescere insieme creare una generazione nuova che faccia scelte consapevoli e soprattutto sia  libera di esprimere il proprio parere, che con arroganza ci è stata tolta all’interno dei partiti, che parlano sempre di libertà senza mai applicarla fattivamente al proprio interno. Dobbiamo spingere ai margini il monarca e la sua corte che ci impediscono di esprimere i nostri concerti le nostre tesi. Perché come diceva  Giorgio Gaber “Libertà è partecipazione”.

Redazione

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