Categorie: Opinioni

L’Ohio di Salvini e il Comitato Nord. Fatalmente ore decisive….

di Stefania Piazzo- L’ex ministro della Difesa, il prodiano Arturo Parisi, nel 2008, alle elezioni di Barak Obama, affermò: “Per fortuna abbiamo vinto in America”. La sinistra aveva perso le regionali in Abruzzo, e Parisi fece un’uscita epica: “L’Abruzzo era difficile da riconquistare, ma ero convinto, l’Ohio non ce lo avrebbe rubato nessuno”.

Parafrasando, qual è l’Ohio di Salvini? Potrebbe essere la vittoria di Fontana alle regionali lombarde, candidato presidente di una Lega però ridotta ai minimi termini. Oppure, ancora, l’Ohio di Matteo è “vincere” sul Comitato Nord, cacciare di casa i bossiani, e magari Bossi in testa, e poi prendersi sulla carta la Lombardia. Ma cosa avrebbe vinto con una Lega spappolata internamente?

Tutti gli osservatori in queste ore, o ad essere più meditativi, nelle prossime 24-48 ore, si aspettano che la partita sia chiusa. Con una lista partita dal Comitato pronta ad aprire le porte ad altri , sia passato il termine, sfracassati dal sovranismo salviniano.

Fontana ieri ha risposto e non risposto, anzi, ha fatto capire che non è lui a decidere. Deciderà Salvini, ma neanche. Ci pensa Cecchetti, ha indicato Salvini, tanto da mettere Bossi sullo stesso piano del giovanotto lombardo. Premesso che la stagione degli zar continua solo in Russia, forse anche quella delle zarine è finito da un bel tempo. Tanto per intenderci.

Ma allora era questo il disegno, la strategia iniziale del Capo? Arrivare fin qui? Viene in mente l’avverbio più usato da Bossi, cioè quel “fatalmente” che adattava a tutte le stagioni delle sue battaglie politiche. Fatalmente gli eventi che forse nemmeno gli uomini possono governare, perché infarciti di errori umani.

E poi, fatalmente, anche se vinci una elezione, ma porti un terzo dei voti del tuo alleato, le nomine, le persone di fiducia, i portavoce, i direttori generali, tutti quelli che hai nominato 5 anni fa e ai quali è stata data una collocazione, una consulenza, un posto, mica restano dove sono. Perché, fatalmente, quello che arriva e conta di più, avrà pur ragione di mettere i suoi uomini di fiducia, o no?

Quindi, anche se vinci i segretari provinciali, non sono certo loro a dare lavoro a quelli che fino al giorno prima ti hanno sostenuto. Che sono, probabilmente, di più di quelli che hanno in tasca la tessera. Un esercito che può girare il fucile e diventare “fuoco amico”. Fatale.

Stefania Piazzo

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