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La Meloni al Nord non è più un tabù. La Lega, tanto, il Nord lo ha tolto dalla sua storia

di Giovanni Robusti – Chi ha avuto rapporti operativi con Umberto Bossi si è sentito ripetere più spesso che sempre “ Tu di politica non capisci un ca—o “. Non sempre aveva ragione. Spesso si. E che Bossi ne capisse ne fecero le spese i vecchi politici della balena bianca e i loro compari rossi. Purtroppo la scuola di Umberto pare non abbia insegnato molto bene ad allievi o “discendenti”.

Bossi ha creato consenso cercando di capire cosa la gente pensasse. Come la gente vedesse concretamente la loro esistenza in relazione all’essere comunità. Oggi si è capovolto il metodo. Si crea uno scenario preconfezionato fatto di slogan che lasciano immaginare soluzioni che spesso non hanno alcuna reale concretezza. Non si ascolta, si impone uno scenario precostituito.

Purtroppo per Umberto il frutto del suo lavoro lo ha raccolto un altro. Un maestro nel costruire slogan. Un mago della comunicazione, con tanti soldi e una certa esperienza nella politica di palazzo derivata da una contiguità con il Craxismo opportunista. Come finì è sotto gli occhi di tutti. Male.

Umberto Bossi è caduto in piedi, dopo un coccolone da paura, senza contaminare i propri principi e la propria linea politica basata sull’autonomia o anche di più.

Oggi pare si giochino le carte sulla leadership futura del centro destra. Il gioco, tutto interno agli apparati dei partiti, è semplice. Lo ha inventato, subendone il risultato, lo stesso scopritore del centro destra: B. Chi prende più voti, comanda. Soluzione semplice. Che funzionerebbe se esistesse il centro destra. E non partiti e sigle autoreferenziali che, solo alla prova elettorale, tirano fuori la scatola impolverata del centro destra.

Già: centro-destra. Dove: – centro stava all’epoca per Forza Italia che ambiva a raccogliere l’eredità della balena bianca spiaggiata; – destra, rappresentata da AN, sdoganata dopo il gelo post bellico. La Lega Nord finì nel mezzo solo perché al nord, all’epoca, non sarebbe mai arrivata AN, troppo contigua agli ex fascisti. E al Nord non si poteva prescindere dalla Lega. Ai compari il federalismo e la secessione andavano stretti. Tutti si turarono il naso e la Lega tolse dal suo vocabolario la parola secessione. Durò un anno e mezzo e fini male. Quello che venne dopo fu figlio più di necessità che di virtù.

Ma oggi è tutto cambiato. Non negli apparati partitici che sono ancorati ai loro schemi e alla loro politica basata sul creare consenso gestendo sapientemente l’indottrinamento collettivo. Operazione più da opposizione che da forza di governo. E’ cambiata la sensibilità della gente. Sono cambiate le generazioni. Gli operai votano a destra e i ben pensati a sinistra.

La destra non è più percepita come figlia del duce. I nonni che hanno fatto la guerra non comunicano più con i nipoti. Sia per via dei mezzi per comunicare che sono passati dalla parola alla tastiera dello smartphone, che per la constatazione che sono sempre meno i nonni post era del fascio.

Di conseguenza non esiste più un centro destra. Esiste una destra e semmai un centro. Piccolo, ma lo vedremo a breve se e quanto piccolo. Centro che pare si ripresenterà attorno ai residuati bellici soprattutto di Forza Italia. Reduci in buona parte essi stessi della prima repubblica.

E, se esiste una sola destra, dei partiti che oggi vorrebbe interpretare, surrettiziamente il centro destra, visto che FI sarà centro, uno è di troppo. Da come vanno i sondaggi pare chiaro chi rischia di più.

La Meloni al Nord non è più un tabù. Al centro sud ha sempre avuto un grande bacino di voti. Purtroppo la Lega al centro sud non ha fatto miracoli e al nord rischia di perdere terreno. Lo perde perché ha lasciato per strada l’unica identità che faceva collante. L’autonomia, il federalismo per non dire secessione.

Il NORD era l’unico vero collante che portava gli elettori a identificarsi tra di loro.

Adesso rimase solo di scegliere di votare chi la spara più grossa. E stando all’opposizione il gioco diventa ogni giorno più facile.

Essere forza di governo in un periodo così tragico e “leggermente” più difficile conquistare una massa ondivaga di populisti.

La Lega ha perso la sua ragione di vita. Ha cancellato la parola NORD dal simbolo e cosa le è rimasto? Salvini. Basterà? Ci vorrà poco tempo per capirlo.

Auguri da un ex NORD e che tale è rimasto.

Redazione

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