“Sono molto curioso di leggere le motivazioni della decisione della Corte costituzionale. I referendum più importanti, di cui condivido lo spirito, e che secondo me stavano più a cuore degli italiani, sono quelli che sono stati bocciati dalla Corte. Invece, quelli, a mio modo di vedere, meno utili e meno condivisibili, sono quelli che la Consulta ha approvato. Sono davvero curioso di leggere le motivazioni”. L’ex Procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, oggi avvocato penalista, commenta così la decisione della Consulta. Secondo l’ex magistrato, “sia il referendum sull’eutanasia che quello sulla cannabis erano entrambi sacrosanti e condivisibili. E ci avrebbero allineato con la legislazione europea e quella delle democrazie più avanzate. Mi sorprende abbastanza che siano stati dichiarati inammissibili”. “Per quanto riguarda i referendum sulla giustizia, l’unico che è stato bocciato era il più ragionevole di tutti, e mi riferisco al quesito che voleva introdurre la responsabilità civile diretta dei magistrati – spiega ancora Ingroia – Io ritengo che questo venga percepito dai cittadini come un privilegio e certamente non costituisce una minaccia all’autonomia e all’indipendenza dei magistrati. Servirebbe anche a ripristinare un rapporto tra cittadini e magistrati più consono al sentimento che oggi i cittadini hanno verso la magistratura, di diffidenza e sfiducia. Non era in conflitto con la Costituzione”.
Per Ingroia “gli altri quesiti referendari approvati sono per lo più inutili, quello sul Csm un pannicello caldo, la separazione delle carriere è una bandiera propagandistica che non risolve i problemi della giustizia”. E ancora: “Sulla custodia cautelare, io condivido che debbano essere introdotte delle restrizioni ulteriori ma non per tutelare chi risponde del reato di finanziamenti dei partiti. E’ un quesito impostato in termini di autotutela della classe politica, e quindi non se ne sentiva il bisogno. Lo stesso vale sulla legge Severino che, secondo me, aveva dei profili di incostituzionalità”.
Immagine dal profilo fb di Antonio Ingroia
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