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Riduzione dell’Iva sulle spese veterinarie. La Lav: Bocciata dalla Lega. Comaroli e Freni hanno chiesto il ritiro dell’emendamento

Strada in salita per ridurre l’impatto delle spese rivolte ai pet. La Lav ha ricostruito i passaggi della vicenda. Ecco la loro ampia nota esplicativa di seguito.

L’emendamento al Disegno di Legge di Bilancio 2023 per la riduzione dell’IVA al 10% sulle spese veterinarie (emendamento 17.028. Brambilla (Gruppo Misto), Costa (M5S), De Monte (Azione), Loizzo (Lega), Evi (Alleanza Verdi e Sinistra), Dalla Chiesa (FI), Marrocco (FI), Gallo (Misto), Amich (FDI), è stato bocciato dalla Commissione bilancio della Camera nel corso della seduta di venerdì 16 dicembre.

Si tratta dell’ennesima occasione persa per introdurre una disposizione fiscale che faciliti il diritto alla cura agli oltre 15 milioni di cani e gatti che vivono nelle famiglie degli italiani e ai moltissimi altri per i quali, peraltro spesso a proprie spese, le Associazioni e i volontari ogni giorno sostengono le spese per portarli dal veterinario anche sostituendosi, per necessità, alle Istituzioni che dovrebbero provvedervi.

Eppure, la riduzione dell’IVA sulle spese veterinarie, fortemente voluta da LAV che nel 2018 ha lanciato la campagna #CURIAMOLITUTTI, era uno degli impegni del programma elettorale di Alleanza

Verdi e Sinistra, Europa con Emma Bonino, Impegno Civico, Movimento 5 Stelle e Lega.
Ed è stato proprio uno dei tre relatori del Disegno di Legge di Bilancio, l’onorevole Silvana Comaroli della Lega, sostenuta dal Sottosegretario Federico Freni, anche lui della Lega, che ha espresso parere conforme a chiedere il ritiro dell’emendamento sbarrando così la strada a un provvedimento che avrebbe introdotto un fisco meno penalizzante per gli animali e per le loro famiglie.

Prendiamo atto che non vi è stata la volontà politica di trovare un fondo per alleggerire i costi delle spese veterinarie in occasione di questa manovra, così come nelle passate Leggi di Bilancio, quando analoghi emendamenti sono stati puntualmente presentati e poi bocciati a partire dal 2018. Evidentemente il tema della salute degli animali non viene riconosciuto come importante sebbene sottoscritto dalla maggior parte delle forze politiche.
Non sono sufficienti i proclami, gli impegni elettorali devono essere mantenuti con atti concreti e non boicottati.

Attualmente le prestazioni veterinarie sopportano l’IVA al 22%, la stessa dei beni di lusso, e ciò causa problemi a garantire a molti animali le cure delle quali necessitano, senza trascurare il fatto che tanti di loro sono stati adottati dai canili e dai gattili permettendo quindi alle casse pubbliche di risparmiare sui costi del loro accudimento.

Stefania Piazzo

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