Categorie: Economia

Pensioni, la Lega media su quota 102. Sindacati contrari: lasciano le cose come stanno

“La Lega lavora ad una mediazione ragionevole, che potrebbe essere quota 102 (Quota 102 (64 anni+38 di contributi) ncon strumenti per consentire la pensione ad alcune categorie specifiche come i lavoratori precoci o per quelli di imprese sotto i 15 dipendenti. La Lega e’ tendenzialmente favorevole a fondi da destinare direttamente ai lavoratori per consentire loro e non all’azienda una libera scelta sulla propria pensione”. Lo si apprende da fonti della Lega.

Quota 100 addio, quindi. A mettere la parola definitiva, una sorta di tombstone, sulla norma che, da tre anni, consente di andare in pensione a coloro che hanno maturato 38 anni di contributi e hanno 62 anni di età, è il presidente del Consiglio Mario Draghi. Che non usa mezzi termini e non lascia adito a dubbi sulla fine della misura, aprendo la strada ad un percorso, ancora da definire nel dettaglio, che porti in un triennio a tornare alla normalità, al regime cioè precedente e che deriva, in gran parte, dalla cosiddetta riforma Fornero basata sull’andata in pensione a 67 anni di età.

E subito il leader della Lega Matteo Salvini precisa: “Non mi interessano le etichette, mi interessa difendere lavoratori e pensionati ed evitare il ritorno alla legge Fornero. Ci stiamo lavorando con Draghi, partendo dalla tutela dei lavoratori precoci e dei dipendenti delle piccole imprese, troveremo sicuramente una soluzione positiva”.

La soluzione sembra essere dietro l’angolo: dopo l’opposizione iniziale a quota 102 nel 2022 e 104 nel 2023, i leghisti sembrano pronti a dare l’assenso all’ipotesi avanzata dal ministro dell’Economia Daniele Franco di andare in pensione con 38 anni di contributi e 64 di età per il prossimo anno. In serata, da fonti del partito di Salvini, trapela che “la Lega lavora ad una mediazione ragionevole, che potrebbe essere quota 102 con strumenti per consentire la pensione ad alcune categorie specifiche come i lavoratori precoci o per quelli di imprese sotto i 15 dipendenti”.

Se sarà questo il punto di mediazione possibile, che farà piazza pulita dell’iniziale opposizione dei leghisti alle proposte avanzate da Franco (passaggio graduale in due step, quota 102 e quota 104 rispettivamente al 2022 e al 2023) si capirà nelle prossime ore. In conferenza stampa da Bruxelles, al termine del Consiglio europeo, il premier Draghi non si era sbilanciato su alcuna ipotesi, neanche su quella quota 103 che inizialmente sembrava potere essere il punto di caduta. Ogni ipotesi “sarà oggetto di discussione della legge di bilancio che presenteremo la settimana che viene. Io – ha spiegato Draghi – non ero d’accordo con Quota 100 e non verrà rinnovata, ora occorre assicurare una gradualità nel passaggio a quella che era una normalità ed è questo l’oggetto della discussione. L’importante è tenere fisso che la legge non sarà rinnovata, poi bisogna essere graduali nell’applicarla”.

Resta l’opposizione dei sindacati che hanno bocciato da subito l’ipotesi 102: “Una riforma delle pensioni non è passare da quota 100 a quota 102, questa è un po’ una presa in giro, perché alla fine lasciano le cose come stanno”, ha detto a caldo il leader della Cgil Landini. L’esigenza, secondo i sindacati, è quella di “una riforma complessiva della legge Fornero, che affronti i bisogni di giovani, donne, lavoratori e pensionati”, hanno sottolineato Cgil, Cisl, Uil e Spi, Fnp, Uilp.Senza mezzi termini, oggi il leader della Cisl Luigi Sbarra è tornato sull’argomento, da Napoli, nel corso del convegno dei Giovani di Confindustria.

“E’ sbagliato lasciarsi andare a fughe in avanti con soluzioni e quote inaccettabili per il superamento di quota 100. Serve una riforma complessiva”, ha ribadito, sottolineando come i sindacati abbiano presentato al governo le loro proposte e attendano di poterne parlare con l’esecutivo. Un incontro che potrebbe tenersi prima del cdm per il varo della legge di bilancio, forse già a inizio settimana.

Tocca al ministro del Lavoro, Andrea Orlando, gettare acqua sul fuoco. “Prima di esprimere un giudizio attenderei di capire la proposta – ha risposto a Sbarra – abbiamo detto che il Dpb indica una direzione, non la soluzione. Confrontiamoci quando avremo una soluzione”. Anticipando che “quello che il governo ha detto è che si va oltre quota 100, si cerca di superare le sue distorsioni. Si terrà più conto delle condizioni di lavoro delle diverse categorie e si proverà come auspico a recuperare distorsioni come il fatto che quota 100 abbia mandato prevalentemente in pensione uomini. Opzione donna è una delle forme con cui si può arrivare ad evitare queste distorsioni, bisogna vedere se verrà riproposta tale e quale o con modifiche ma credo sia una delle proposte in campo”.

Stefania Piazzo

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