di Roberto Gremmo – Ha avuto grande clamore nei giorni scorsi l’inaugurazione alla Camera dei deputati di una targa in onore dei soldati vittime di un’orrenda strage avvenuta il 12 novembre del 2003 a Nassiriya. Ricordo doveroso, condanna dura degli assassini, ma, come sempre, silenzio su tutte le cause.
Il saggista Maurizio Castagna nel libro “Uranio impoverito, la verità negata” (Magenes Edizioni Milano) sostiene una tesi che è dirompente.
Castagna definisce la tragedia “una storia di morte e disperazione” e lo fa in un libro esplosivo, è il caso di dirlo, dove si scava a fondo sui danni causati ai soldati italiani spediti nelle “missioni di pace” mettendo in primo piano anche l’uranio impoverito ed altri agenti chimici. Nella spedizione in Iraq, scrive l’Autore, sarebbero almeno 500. Per loro, niente targa?
Come si legge nella presentazione del volume sui siti in cui è in vendita, “Il saggio nasce dalla volontà di capire le dinamiche che hanno portato tanta sofferenza ai militari italiani impegnati nelle numerose “missioni di pace” in giro per il mondo, quando il paese è stato chiamato alla collaborazione da parte degli Alleati. Si avvale di numerose testimonianze dirette e della consultazione di documenti ufficiali, pubblici e privati e di atti legali, di sentenze civili passate in giudicato, di documenti sanitari, soprattutto biopsie sui tessuti dei militari deceduti o affetti da malattie a seguito dell’esposizione all’uranio impoverito e ad altri agenti” (fonte Mondadori).
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