Categorie: Cultura

“Guerra civile” in Occidente. L’illusione della libertà economica e di parola

di Sergio Bianchini – La fine della guerra fredda con la resa dell’URSS non ha dato più pace al mondo. A parte la continuazione del contrasto geopolitico tra oriente e occidente il dato più rilevante è che si è acuito lo scontro destra-sinistra in tutto l’occidente.

Uno scontro sempre più acuto con forze antagonistiche quasi equivalenti in ognuno dei paesi occidentali. Basta considerare le vicende politiche dei più grandi in Europa: Italia, Spagna, Francia, Inghilterra, Polonia, Germania.

La saggezza della Germania è consistita nel fatto che le due forze maggiori in campo, democristiani e socialisti, si sono unite rinunciando alla pretesa di un potere monolitico in cambio di grandissimi vantaggi economici e politici nazionali.

In tutti i paesi la forza dominante e quella concorrente si trovano su posizioni vicinissime in termini numerici e con un crescente terzo incomodo determinato dalle astensioni o da forze antisistema.

E così la rappresentanza proporzionale deve costantemente essere abbandonata per consentire una prevalenza legale artificiosa nei parlamenti e la formazione di governi con un minimo di stabilità. Un minimo comunque sempre minacciato da fattori non parlamentari, giudiziari o scandalistici di ogni genere.

L’infiammazione permanente e crescente ha raggiunto il punto più alto con le recenti vicende USA che sono la più alta conferma di un caos generalizzato che pervade tutto l’occidente.

La libertà assoluta, il principio della libertà di parola incondizionata, sbandierati come la caratteristica vincente dell’occidente difronte ai totalitarismi sono in totale crisi. La presenza di onnipotenti aziende che influenzano arbitrariamente l’opinione pubblica togliendo e dando la parola secondo loro criteri privati perfino alle autorità legali in carica è la prova che la società utopica del liberismo assoluto non può reggersi.

Si è retta come illusione quando l’occidente aveva ancora una spinta egemonica mondiale i cui vantaggi economici erano accettati, in occidente, sia a destra che a sinistra e quindi le controversie erano in fondo tenute sotto controllo. Un autocontrollo basato sulla “buona educazione”, il vecchio gentlemen’s agreement dove le parti in lotta convergono pacificamente suddividendo gli utili.

Il vantaggio era la condivisione di un benessere economico crescente ma con il continuo rinvio delle questioni di principio sempre irrisolte e sempre in crescita.

Questa volta in USA non avviene, l’accordo tra gentemen non funziona, Trump non accetta il voto e non parteciperà all’insediamento di Biden.

Ciò significa che la conflittualità non cesserà e che il vulcano, i vulcani, continueranno ad eruttare in tutto l’occidente.

Una soluzione accettabile, anche se insoddisfacente oggi per i più, potrebbe essere lo stabilire sistemi elettorali proporzionali ma imporre una maggioranza per fare le leggi ordinarie almeno intorno al 60%. Al 60% dei titolari parlamentari e non dei presenti in aula.

Ciò obbligherebbe alla stesura e approvazione solo di provvedimenti largamente popolari e ad un’azione di governo sempre del tipo grossa coalizione.

Mi rendo perfettamente conto che questa possa sembrare una proposta fuori dal mondo, di questo nostro mondo dove ormai l’identità anche personale oltre che politica si basa sull’avversione a qualcosa o a qualcuno e non su idee buone e sulla costruzione di cose buone.

Siamo ormai pieni solo di rancori ma le teste sono vuote di idee costruttive e di programmi potenti.

Quindi non vedo altre soluzioni. E probabilmente le grosse coalizioni si imporranno alla fine, non volute ma indispensabili, sulle macerie dell’occidente.

Photo by Jason Rosewell

Redazione

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