Categorie: Cronaca

“Patentino immunità per chi lavora in contesti sensibili”

 “L’obbligo di vaccinazione contro il coronavirus potrebbe essere un’ipotesi costituzionalmente praticabile solo attraverso una legge del Parlamento o di un decreto legge del governo che sia poi convertito in legge. Ma è anche vero che ricorrere all’obbligo è sempre un po’ una sconfitta della ragione. Una possibile soluzione sarebbe quella di un mix di promozione e moral suasion. E solo se i risultati non dovessero essere quelli sperati, si potrebbe pensare di inserire una clausola per gli operatori sanitari e rendere obbligatorio il vaccino per quelli a stretto contatto con il pubblico, prevedendo un patentino d’immunità”. Così Giuseppe Carbone, segretario generale del sindacato Fials, Federazione Italiana Autonomie Locali e Sanità. sullo stop dei giorni scorsi all’università Cattolica di Brescia ai tirocini per gli studenti infermieri senza vaccinazione. Una decisione che ha destato scalpore e alla quale altre simili potrebbero presto seguire, soprattutto con l’intento di tutelare le persone più fragili. E proprio per superare questa impasse, Carbone ha parlato del “patentino di immunità, che in un’intesa tra Ministero della Salute, Ordini Professionali e sindacati del personale del SSN, potrebbe essere un requisito per le professioni sanitarie e socio sanitarie che svolgono le loro competenze in reparti più sensibili e critici”. In altre parole, “se si vuole svolgere l’attività in queste aree – sottolinea – devi metterti in condizioni di dare sicurezza”.

“Ritengo opportuno, come richiesto più volte al Ministro della Salute Roberto Speranza, che i sindacati vengano coinvolti in questo percorso di sensibilizzazione alla vaccinazione, specie per gli stessi operatori. Non a caso – ha spiegato il segretario generale Fials – sindacati e ordini professionali sono uniti nell’appello pro vaccino. Uno strumento potentissimo di difesa dei cittadini e della nostra professione che durante la pandemia ha subito troppe perdite. Non dobbiamo assolutamente sottrarci, e non solo perché la deontologia lo impone”.”Come giustamente afferma il presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick, la gestione della propria salute – conclude Carbone – è rimessa soprattutto all’autodeterminazione del soggetto, ma va al tempo stesso inserita in un discorso di obbligo di solidarietà e dunque con la previsione della possibilità di dover sottostare a indicazioni dello Stato, che ad esempio renda obbligatori in tempo di pandemia l’uso del vaccino”. 

Redazione

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