Categorie: Cronaca

EFFETTI COLLATERALI – Triplicati i bambini nati morti durante lockdown

Nei tre mesi di lockdown nel Lazio sono nati meno bimbi prematuri ma sono triplicati i nati morti. Sono le conclusioni a cui è arrivato lo studio epidemiologico ‘Increase of stillbirth and decrease of late preterm infants during the Covid-19 pandemic lockdown’, pubblicato sulla rivista ‘Archives Disease in Childhood’, per determinare i principali dati perinatali della regione nel periodo marzo, aprile, maggio 2020. L’aumento dei bambini nati morti “sembrerebbe essere la conseguenza del fatto che molte donne, per paura di contrarre l’infezione da Covid-19 in ospedale, non hanno effettuato adeguati controlli in gravidanza”, spiega Mario De Curtis, docente di Pediatria alla Sapienza e Direttore della Neonatologia al Policlinico Umberto I, tra gli autori dell’indagine. Il dato nella natimortalità, infatti, non sembrerebbe l’effetto dell’infezione da Covid-19 “anche perchè- precisa De Curtis- l’incidenza della malattia nelle donne in gravidanza nell’Italia centrale, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, è molto bassa (circa 1 per 1000) e l’aumento della natimortalità è stato segnalato anche recentemente in un ospedale di Londra (JAMA) e in uno studio effettuato in Nepal (riportato anche su Nature)”.

DANNI COLLATERALI – Sulla stessa linea anche Rino Agostiniani, vicepresidente della Societa’ italiana di pediatria (Sip), che commentando alla Dire lo studio sottolinea: “Anche se questi dati non sono un effetto diretto della patologia da Sars-Cov-2 rientrano, però, in quelli che io chiamo i ‘danni collaterali dell’epidemia’”. Secondo il pediatra “se mettessimo insieme tutti i dati, non solo riguardanti la pediatria ma anche altri settori come la cardiologia, l’oncologia, ecc., avremmo dei numero importanti. Ormai ci siamo abituati a leggere i numeri dell’epidemia in termini di contagi, ricoveri, di persone in terapia intensiva- dice Agostiniani- ma arriverà anche il momento in cui dovremo fare i conti con più precisione di tutti questi danni collaterali che a mio parere sono un numero rilevante”, sottolinea il pediatra.

L’ASPETTO POSITIVO – La diminuzione dei nati moderatamente pretermine (i nati tra 32 e 36 settimane), che rappresentano la gran parte dei nati pretermine (i nati prima di 37 settimane di eta’ gestazionale) “puo’ essere interpretato come effetto del riposo forzato, della sospensione del lavoro fuori casa, della ridotta attività fisica a cui sono state costrette anche le donne in gravidanza durante il lockdown”, spiega De Curtis. Quindi “questo studio- continua il medico- sembra indicare che il riposo rappresenta un fattore molto importante per ridurre la prematurità che riconosce vari fattori scatenanti e rappresenta una delle cause principali della mortalità infantile”.

IL METODO – Lo studio, realizzato da De Curtis insieme a Leonardo Villani, dell’Istituto di Sanità Pubblica-Sezione di Igiene dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, e Arianna Polo, Direzione Salute e Integrazione Sociosanitaria della Regione della Lazio, ha paragonato i dati dei centri nascita del Lazio nei tre mesi di lockdown con quelli osservati nello stesso periodo del 2019. “Per evitare fattori confondenti sono stati presi in considerazione solo i neonati singoli e non i nati da gravidanze multiple”, precisano gli autori. In generale si è osservata una diminuzione del numero dei nati. “Questo fenomeno- spiegano- è in linea con la diminuzione della natalità che è presente in Italia e nel Lazio da più di 10 anni”. L’analisi ha valutato il numero di tutti i nati, dei nati molto pretermine (meno di 32 settimane di età gestazionale), moderatamente pretermine (32-36 settimane), a termine (37-41 settimane) e post termine (più di 41 settimane). E’ stato determinato il numero dei nati morti e dei tagli cesarei. Sono stati considerati come nati morti tutti i neonati non vitali alla nascita con un’età gestazionale maggiore di 22 settimane.

LE CONCLUSIONI – “L’Italia è stato il primo paese in Europa ad essere colpito violentemente dalla pandemia da Covid-19- osservano gli autori- Le drastiche misure adottate nell’immediato per frenare l’epidemia, anche se certamente necessarie, hanno determinato una serie di effetti negativi e in particolare una crisi economica e sociale che ha interessato milioni di persone. Nel periodo del lockdown si è verificata anche la sospensione e un rinvio dei controlli sanitari che ha riguardato anche le donne in gravidanza”, scrivono De Curtis, Villani e Polo. “La prevenzione della natimortalità è un dato che dovrebbe essere tenuto presente nei prossimi lockdown che vengono annunciati”, auspicano in conclusione gli autori. 

Stefania Piazzo

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