Categorie: Cronaca

Presunte violenze polizia carceraria. Chieste le body-cam per riprendere lavoro interno dei penitenziari

Non si placano le polemiche dopo le inchieste aperte dalla procura di Caserta sulle presunte violenze all’interno del carcere di Santa Maria Capua a Vetere. ”Dopo Santa Maria Capua Vetere, ma anche dopo San Gimignano, Torino, Firenze, Viterbo, etc., indipendentemente dall’accertamento dei fatti e fermo restando che confidiamo che gli appartenenti alla Polizia penitenziaria potranno dimostrare, almeno nella stragrande maggioranza dei casi, il loro corretto operato, riteniamo che non sia più rinviabile dotare il Corpo di body-cam al fine di riprendere ogni fase operativa all’interno delle carceri”. Lo dichiara Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria. “Lo chiediamo da anni – prosegue De Fazio – e lo abbiamo sollecitato recentemente nelle occasioni di confronto che abbiamo avuto con la guardasigilli Cartabia; il Corpo di polizia penitenziaria è sano e non ha nulla da nascondere, anzi, è suo interesse pubblicizzare, perché per comprendere il carcere bisogna aver visto, come affermato da Calamandrei; e noi vogliamo che si veda!”.

 ”Peraltro – spiega il leader della Uilpa Pp – sul tema già anni fa il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha acquisito il parere favorevole del Garante per la protezione dei dati personali. Allora non procedere di conseguenza alimenta il legittimo sospetto che altri e non il Corpo di polizia penitenziaria abbiano qualcosa da nascondere”. ”Perché, lo ribadiamo, nelle carceri lo Stato pretende di imporre il rispetto della legge non osservandola a sua volta, finanche nei confronti dei suoi stessi servitori. Occorre una presa di coscienza della politica e del governo ed è indispensabile che il presidente del consiglio Draghi, dopo le parole pronunciate nella replica alla discussione sulla fiducia in Parlamento, dia un segnale di coerenza. Si prenda atto – conclude – anche per il giustificato timore della Polizia penitenziaria nell’effettuare qualsiasi intervento e la cognizione di ciò nell’animo dei detenuti, la situazione rischia di divenire irrecuperabile”. 

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Redazione

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