Il Veneto partirà con un test a campione su tutta la popolazione per capire la diffusione del covid e la percentuale di positivi, al di là del contact tracing. Lo annuncia il presidente Luca Zaia, durante la conferenza stampa di questa mattina. “Con l’Università di Padova abbiamo chiesto di attivare uno studio su una popolazione indistinta e casuale- spiega il governatore- vogliamo capire, con un campione scelto scientificamente, che percentuale di positività c’è al suo interno. A Bolzano, che è una realtà più piccola e sono riusciti a fare i tamponi alla popolazione, sono arrivati a un tasso di positività dello 0,8% sulla popolazione”.
Il campione, afferma ancora Zaia, “sarà costruito a tavolino e verrà coinvolto tutto il Veneto. Saranno decise popolazioni target, eterogenee e trasversali a tutte le fasce d’età ed estrazioni sociali”. In poche parole il campione “dovrà essere rappresentativo” della popolazione, “ci fidiamo dell’Università”. La Regione ha già deliberato lo studio, aggiunge Zaia, “penso che in un paio di settimane si farà”.
Il governatore invita poi a “non fermarsi a guardare i numeri assoluti, non vuol dire nulla. I veri dati da guardare, e faccio un invito anche a livello nazionale, sono due: la percentuale di tamponi sugli abitanti ogni giorno e la percentuale di positivi sui tamponi fatti. Noi siamo al 6,93% quindi non abbiamo un’incidenza alta”.
Finora, sottolinea Zaia, “abbiamo sempre fatto un contact tracing piuttosto aggressivo. Ma non possiamo essere penalizzati perché siamo virtuosi. Abbiamo solo pescato di più perché abbiamo una rete più grande”. Quindi, afferma il governatore, “non dico di rallentare sul contact tracing per avere meno positivi. Proprio per avere un dato puro bisogna fare un sondaggio sulla popolazione- insiste Zaia- se vogliamo sapere quanta infezione c’è in VENETO dobbiamo dare corso a questo progetto. Siamo l’unica Regione a farlo e anzi trovo strano che non si sia imposto nella sanità pubblica”. Nel frattempo, sono stati fatti “i tamponi a tappeto a Castelcucco” e l’esito è che il “3,5% della popolazione è positiva. Questo è un dato tipico di un cluster”, sottolinea Zaia.
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