Bloccare in segno di protesta le forniture di latte alla Grande distribuzione organizzata, visto che le aziende lattiero-casarie perdono oltre 7.000 euro al mese e che gli allevatori si stanno indebitando per fare fronte all’aumento delle materie prime, dall’energia elettrica e gas, schizzati alle stelle, fino a quelle per l’alimentazione animale, lievitata del 19% secondo i dati Ismea, con un aumento del 22% per i foraggi, del 17% per i mangimi semplici e del 15% per i composti. E’ l’allarme lanciato da Confagricoltura Padova. Matthias Paolo Peraro, referente degli allevatori, spiega che le aziende sono in una situazione emergenziale, “con un grande divario tra i 39-40 centesimi che percepiamo per il prezzo del latte e i 46 centesimi di costi di produzione”.
Dei tre centesimi in più al litro promessi dall’accordo di novembre raggiunto al Mipaaf tra le organizzazioni agricole, le cooperative, la grande industria e la grande distribuzione, “alle aziende venete ne è arrivato solo uno e nel frattempo i costi sono ulteriormente lievitati”, tant’è che l’accordo è stato ampiamente superato dai fatti, come ha rilevato lo stesso ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli. La differenza di sette-otto centesimi al litro tra costi di produzione e remunerazione “è troppa – sottolinea Peraro – Per un allevamento di 100 capi si traduce in una perdita mensile di oltre 7.000 euro al mese, vale a dire 85.000 euro all’anno. Non ce la possiamo fare a resistere, neanche facendo altri debiti. Sostegni non ne riceviamo. Il Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza, assegnerà dei contributi per l’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici a uso produttivo dei settori agricolo e zootecnico, con i quali potremmo ridurre i costi energetici. Ma non è una misura sufficiente per l’emergenza attuale”.
“Con l’emergenza pandemica la grande distribuzione ha tenuto bassi i prezzi per andare incontro al consumatore, ma l’ha fatto sulla nostra pelle, perché la nostra remunerazione è rimasta bassissima. Chiediamo che ci venga riconosciuto un valore più equo per il nostro prodotto, altrimenti potremmo anche pensare a un blocco delle forniture per una giornata come forma di protesta”, annuncia.
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