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Che fine ha fatto la “metropoli del Nord Est” della Confindustria veneta?

di Stefania Piazzo – Sul Gazzettino dell’8 gennaio 2020, prima del Covid, il presidente di Confindustria Veneto, Enrico Carraro ( nel gennaio 2021 è stato confermato nel medesimo ruolo anche per il quadriennio 2021-2025. ), scriveva una grande verità. La nostra metropoli è il Nordest. E cioè un sistema connesso, che supera il vecchio modello della capitale reticolare. Prima, tutto dipendeva da questa “stella” assunta a paradigma. Irraggiava energia, risorse, attraeva tutto. Il resto era periferia, al massimo un po’ di devoluzione, di distretti. Ma non si può più parlare di “geografia delle sedi”, di blocchi diversi di sapere, di fare. Dove inizia l’area pedemontana e dove finisce? E’ solo veneta? E’ solo lombarda? E’ solo basso-emiliana? O non esiste piuttosto oramai una omogeneità di esigenze, nelle diversità, che chiedono adeguati mezzi, strumenti, infrastrutture? Milano, ha ragione Carraro, non rappresenta da sola la Lombardia, così come non può farlo Bologna per l’Emilia Romagna. O Padova, Vicenza, per il Veneto.

Lui parlava di inclusione, forse modelli nuovi. Certo, interconnessi, dove la cultura viaggia con le competenze. Il Nord  che vedeva Carraro e che vediamo anche noi è molto liquido! Il governo regionale deve essere una sorta di facilitatore, non di moderatore o di amministratore ed esattore delle tasse locali. E perché allora, presidente Carraro, non  parlare di un sistema macroregionale, che cambi l’abito anche istituzionale, in senso di sfida e gestione  federale, dei nostri territori? Se l’efficienza diventasse concorrenza tra i territori, come avviene in Svizzera, non sarebbe meglio rispetto all’attuale schema logoro di regioni che dopo 40 anni devono ancora tirare le somme di una autonomia mancata e avvallare pedaggi autostradali che fanno a pungi col residuo fiscale negato? Si immagini, presidente, se oltre all’inclusione, le aziende che lei rappresenta, fossero anche soggetti sociali ed economici in una terra sgravata dal peso ossessionante e fuori dalla storia di metropoli lontane… Più che metropoli, ci paiono necropoli italiane.

Stefania Piazzo

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