Categorie: Cultura

Il Nord è elettoralmente imbranato?

di Riccardo Pozzi –   Non c’è niente da fare, la gente del sud è geneticamente predisposta a fiutare la fregatura. Sarà una virtù appresa dalla storia, avendo avuto più invasioni che governi, o forse è un istinto sedimentato negli ultimi sessant’anni, quando la classe dirigente meridionale, colta, preparata e scaltra, ha presto individuato i mille modi di intercettare risorse chiamandole nelle maniere più disparate tranne quella giusta: parassitismo.
No, non è un’offesa e non lo dice l’irrilevante scrivente ma uno studio del prof. Ricolfi e il suo osservatorio del nordovest: i tassi di parassitismo economico nelle quattro regioni più popolose del sud Italia è tutt’ora ineguagliato anche dalla Grecia che, onestamente, sull’argomento si è data molto da fare.
Oggi tutti i politici e tutti i giornalisti di provenienza del centro sud italiano, hanno simultaneamente annusato la fregatura di una possibile autonomia mal negoziata con Lombardia, Veneto ed Emilia, che rappresentano il vano motore del pullman Italia.
La fregatura non è nelle competenze trasferite e nemmeno nei residui fiscali che anche la Consulta ha dichiarato intoccabili (con la consueta rapidità che riserva alle cose vitali per lo Stato).
No, la loro fregatura si chiama “Costi standard”.
Si, perché come scrisse tempo fa Ricolfi, dipende tutto dallo standard su cui si fa riferimento.
Se i costi standard a cui tendere sono quelli dell’Umbria (record nazionale di invalidità civili) il risultato non è molto diverso dal tenerci i costi storici. Se invece la spesa a cui tendere è quella di una delle tre regioni di cui sopra, di fatto, l’adeguamento del sud a quei costi provocherebbe una lenta e inesorabile discesa su un piano inclinato di scissione politica. E questo, anche i giornalisti più sgamati come Rizzo, lo sanno bene e cercano di non parlarne mai, mescolando abilmente nel minestrone dell’autonomia argomenti che poco incidono sul fiume di denaro che dalla pianura padana muove oltre il Rubicone.


Perché in realtà il sud spende di più per sanità, per scuola, per forestali, per invalidità civili, per dipendenti pubblici, per servizi sul territorio, e nonostante questo con risultati disastrosi di efficienza, non perché non sappia spendere, al contrario. Perché sa esattamente dove devono andare quei soldi in modo che il sistema sud rimanga in equilibrio e continui ad essere ricattabile elettoralmente, nonché rimanga ostaggio di qualunque colore politico. Lega inclusa.
Ma bisogna sportivamente ammettere che in quanto a coesione territoriale e a sana diffidenza politica, il nord Italia, polentonicamente ingenuo e elettoralmente imbranato, non fiuta con la stessa rapidità il pericolo e la trappola ai propri danni.
Sarà qualcosa nell’aria.

Stefania Piazzo

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