Gli anticorpi neutralizzanti contro Sars-CoV-2 persistono nei pazienti fino ad almeno otto mesi dopo la diagnosi di Covid-19, indipendentemente dalla gravita’ della malattia, dall’eta’ dei pazienti o dalla presenza di altre patologie. Non solo, la loro presenza precoce e’ fondamentale per combattere l’infezione con successo: chi non riesce a produrli entro i primi quindici giorni dal contagio e’ a maggior rischio di sviluppare forme gravi di Covid-19. Sono questi i due risultati principali di una ricerca condotta dall’Unita’ di Evoluzione e Trasmissione Virale dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, diretta da Gabriella Scarlatti, in collaborazione con i ricercatori del San Raffaele Diabetes Research Institute diretto da Lorenzo Piemonti, che hanno sviluppato un particolare test per gli anticorpi sfruttando le competenze e le tecniche gia’ impiegate per lo studio degli anticorpi coinvolti nella risposta auto-immunitaria alla base del diabete di tipo 1.
Gli anticorpi neutralizzanti contro Sars-CoV-2 persistono nei pazienti fino ad almeno otto mesi dopo la diagnosi di Covid-19, indipendentemente dalla gravita’ della malattia, dall’eta’ dei pazienti o dalla presenza di altre patologie. Non solo, la loro presenza precoce e’ fondamentale per combattere l’infezione con successo: chi non riesce a produrli entro i primi quindici giorni dal contagio e’ a maggior rischio di sviluppare forme gravi di Covid-19. Sono questi i due risultati principali di una ricerca condotta dall’Unita’ di Evoluzione e Trasmissione Virale dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, diretta da Gabriella Scarlatti, in collaborazione con i ricercatori del San Raffaele Diabetes Research Institute diretto da Lorenzo Piemonti, che hanno sviluppato un particolare test per gli anticorpi sfruttando le competenze e le tecniche gia’ impiegate per lo studio degli anticorpi coinvolti nella risposta auto-immunitaria alla base del diabete di tipo 1.
“Lo studio della risposta anticorpale contro SARS-CoV-2 – spiega Vito Lampasona del Diabetes Research Institute – rivela la complessita’ dell’interazione tra il virus e il sistema immunitario, uno degli elementi che determina la diversa gravita’ con cui la malattia si manifesta nel singolo paziente”. Continua Scarlatti: “Quanto abbiamo scoperto ha delle implicazioni sia nella gestione clinica della malattia nel singolo paziente, sia nel contenimento della pandemia. Secondo i nostri risultati, infatti, i pazienti incapaci di produrre anticorpi neutralizzanti entro la prima settimana dall’infezione andrebbero identificati e trattati precocemente, in quanto ad alto rischio di sviluppare forme gravi di malattia. Gli stessi risultati ci danno pero’ anche due buone notizie: la prima e’ che la protezione immunitaria conferita dall’infezione persiste a lungo; la seconda e’ che la presenza di una pre-esistente memoria anticorpale per i coronavirus stagionali non costituisce un ostacolo alla produzione di anticorpi contro Sars-CoV-2. Il prossimo step e’ capire se queste risposte efficaci sono mantenute anche con la vaccinazione e soprattutto contro le nuove varianti circolanti, cosa che stiamo gia’ studiando in collaborazione con i colleghi del ISS”. Lo studio e’ stato possibile grazie al finanziamento interno del Program Project COVID-19 OSR-UniSR attivato grazie ai fondi 5xmille Ospedale San Raffaele e del Ministero della Salute.
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