Categorie: Scienza

Coprifuoco, Crisanti: un’ora in più non fa differenza, discussione è ridicola. Il Pass? Ingiusto

 “Si preferisce correre un rischio sui ristoranti e non sulle scuole, io avrei semmai corso un rischio sulle scuole”. Lo ha detto Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Microbiologia dell’Universita’ di Padova, intervenuto a Rainews24. “Questo da’ l’idea – ha aggiunto – della miseria culturale in cui viviamo”. “La polemica sulle aperture dei ristoranti e dell’orario 22 o 23 e’ inutile – ha sottolineato Crisanti non si e’ capito che l’epidemia e’ un problema di probabilita’ ed e’ chiaro che la trasmissione avviene arriva sia di mattina che di sera”.

 Hanno aperto i ristoranti a cena, che senso ha? Epidemiologicamente un’ora in più o meno non cambia, a quel punto era meglio farli contenti”, commenta Andrea Crisanti. Perché “il problema è generale, sono tutte le aperture il problema vero. Stare a discutere di un’ora è pazzesco, ridicolo”, ha dichiarato interpellato da Askanews.

“Non si vaccina in presenza della trasmissione, perche’ si esercita una pressione selettiva sul virus che sviluppa varianti resistenti al vaccino”, ha poi ribadito Crisanti. “E’ come se si trattasse una polmonite con un antibiotico a basse dosi, si sviluppano batteri resistenti”. “Bisogna fare come hanno fatto in Inghilterra – ha proseguito – hanno combinato il lockdown con la vaccinazione, dopodiche’ hanno implementato i controlli feroci alle frontiere per evitare il contagio di ritorno e in modo particolare dai Paesi dove ci sono varianti resistenti al vaccino”. 

Poi un’altra bocciatura. “Penso che il pass, alla luce del fatto che sono state vaccinate contro Covid anche persone che non ne avevano diritto mentre molte altre aspettano ancora, aggiunga la beffa all’ingiustizia. Non ha proprio senso, è una cosa che non dovrebbe esistere in questa situazione. E questo per un problema etico, ma anche tecnico”, ha affermato Adnkronos Salute circa la prospettiva di introdurre, in un contesto come quello di oggi, un pass che attesti l’immunità a Covid (conferita dall’essere vaccinati o aver già contratto la malattia) e permetta di spostarsi o accedere ad alcune attività, in alternativa all’aver eseguito un tampone con esito negativo. “È da analfabeti pensare che sia uguale essere vaccinati o avere un tampone negativo – osserva il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’Università di Padova – Tra l’altro, una persona che ha ricevuto” l’iniezione scudo, “non è detto che non si infetti e non possa contagiare altri”. In una situazione “come quella attuale – conclude – il pass non va bene”.

Redazione

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