Categorie: Opinioni

Studenti in sciopero contro i partiti della distrazione scolastica. Ma la meritocrazia e la conoscenza non servono per governare

di Stefania Piazzo – Lunedì 11 gennaio hanno deciso di alzare la voce, di disertare la didattica a distanza e le aule. Gli studenti non ne possono più. E una delle loro più significative rappresentanze, la Rete degli studenti medi, ha deciso di scioperare. E’ un manifesto di malessere. La scuola è scuola o non lo è. Ma, d’altra parte, sono decenni che la scuola balla, rimbalza tra una sindacalizzazione di parte e una politica di governo che confonde il tempo pieno col sapere. Siamo il paese con uno dei numeri più alti di ore di frequenza, senza che questo significhi qualità della formazione. L’informatizzazione, la cosiddetta digitalizzazione disomogenea ha reso poi più disuguale l’accesso alla didattica.

L’ultimo baluardo di discussione sono stati i banchi a rotelle, inutili. Orfani di studenti. Siamo alle prese con il disordine delle graduatorie, con rinvii di aperture, anticipi di chiusure, riaperture a singhiozzo, trasporti schizofrenici ma anche con immagini da spritz che assembrano centinaia di ragazzi in libera uscita.

Scene mai viste di bullismo collettivo, di pestaggi organizzati si affacciano alle cronache come risposta sfacciata al poco che avanza.

Gli studenti gridano: “Vogliamo la scuola in presenza ed essere priorità del paese, basta rimandi e rimpalli. Il coinvolgimento degli studenti è stato assente e le misure sono insufficienti a garantire il diritto allo studio per tutte e tutti”, scrivono in una nota. L’iniziativa è partita dalla Rete degli studenti medi del Lazio e si è allargata in tutto il Paese.

“Chiediamo a tutti gli studenti e tutte le studentesse di assentarsi dalle proprie ore di lezioni per tutta la giornata di lunedì 11 gennaio e partecipare alla mobilitazione -scrivono i promotori- vogliamo mettere in luce le mancanze di un sistema che vive continui tagli da vent’anni, vogliamo evidenziare che la scuola non è oggi prioritaria come dovrebbe, vogliamo esprimere dissenso per la gestione pessima di questo secondo rientro scolastico. Ci priviamo un giorno della scuola per non esserne privati mai più”.

“Gli interventi sui trasporti, sugli spazi e sul tracciamento che piu’ di duecento rappresentanti degli studenti avevano chiesto a dicembre non sono sufficienti e le misure per ridurre l’impatto negativo dello scaglionamento orario sulla vita degli studenti sono ancora troppo poche -aggiungono- Vogliamo la scuola in presenza, vogliamo una scuola sicura e vivibile, vogliamo un sistema di trasporti funzionante con degli investimenti mirati che possano seriamente sopperire alle mancanze di tutti questi anni, vogliamo un sistema di tracciamenti efficace e vogliamo che si investa per risolvere le pessime connessioni delle scuole”.

E quando mai la politica, i partiti, hanno considerato la scuola, la cultura, una priorità? Quando mai la scala sociale passa per la competenza? Quando mai il criterio della conoscenza è criterio per la selezione e la meritocrazia? Quando mai questo paese trattiene i propri cervelli? Quando mai il sapere immateriale conta qualcosa?

Quando mai a chi detiene il potere viene fatto un esame di cultura generale?

Ragazzi, imparate, imparate in fretta e fate i bagagli.

Redazione

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