Categorie: Opinioni

Peppone e Capitan Mohito, un comune amor patrio immortalato dal genio (padano) di Guareschi

di Roberto Gremmo – Per una vera e propria beffa del destino, nelle stesse ore in cui a Palermo capitan mohito si assolveva da ogni colpa berciando di aver “difeso i sacri confini”, la televisione di Mediaset mandava in onda un vecchio film dove un rubizzo ed esaltato Peppone urlava ad una piazza esterrefatta di volere, ora è sempre, difendere “i sacri confini della patria”.Tali e quali.

L’unica differenza è che il patriottico personaggio interpretato magistralmente da Gino Cervi era una macchietta da avanspettacolo mentre il capitano e’ un serio ed autorevole uomo politico che, Meloni permettendo, guida il primo partito italiano. Ma, a ben guardare, vi sono fra i due alcuni tratti comuni.

Il comunista Peppone lasciava di stucco il povero dirigente di Partito che si aspettava la solita filippica antiamericana, urlando tutto il suo patriottico ardore dopo aver sentito il suono dell’inno del Piave, messo nel giradischi dal perfido don Camillo. Il capitano non ha avuto bisogno di sentire i canti dell’Italia guerriera per sentirsi battere in cuore i palpiti nazionali. Senza neanche un momento di sorpresa, la massa di compagni (per Guareschi trinariciuti), veniva subito coinvolta dall’afflato italico ed a ranghi serrati formava un disciplinato corteo guidato dai caporioni di Partito, fieri e pettoruti. Anche perché passati in un amen dalla camicia nera su fazzoletti rossi, ma sempre nostalgici di alamari, stivali ed orbace.

Anche il così detto “popolo della Lega” invece di prendere a pesci in faccia quelli che hanno in quattro e quattr’otto buttato nella pattumiera l’indipendenza della Padania, si e’ adeguato alla svolta nazionalista e cammina col sole radioso in fronte dietro al suo leader maximo verso, appunto, la difesa della patria dei colli fatali.

Così, ancora una volta, Giovannino Guareschi si conferma uno dei più grandi scrittori padani, certamente quello che meglio di tutti ha rivelato i vizi profondi della nostra gente .Visi stoltamente ingenua da farsi abbindolare, credere alla demagogia più becera e sempre pronta a marciare compatta verso nuovi disastri. Per fortuna c’è sempre un don Camillo che con arguti artifizi toglie la maschera ai demagoghi e ce li mostra come sono davvero. Miseri balilla invecchiati male.

Roberto Gremmo

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