di Stefania Piazzo – “Cercavo di stare tranquillo e di fare la mia gara, dedico la medaglia al popolo sardo”, così Lorenzo Patta al rientro in Italia dopo la vittoria alle Olimpiadi nella 4×100.
Insieme, nella diversità. Uniti ma identitari, ciascuno con qualcosa che aggiunge senza togliere. Patta sembra un cittadino svizzero, non italiano. Le affermazioni dell’olimpionico devono suggerire una riflessione. Abbiamo fatto la conta delle vittorie lombarde piuttosto che pugliesi. A parte Patta e alcune dichiarazioni sull’orgoglio pugliese che ha arricchito il medagliere in modo pesante, la Lombardia è la terra che ha contribuito in modo determinante al successo di Tokyo. Ma nessuno ha dedicato la vittoria al popolo lombardo. Semplicemente perché non esiste un popolo lombardo consapevole di sè. Vuoi perché gli eroi olimpici hanno dentro sè anche altre identità nazionali e ciò è un bene, perché il mondo è liquido, i confini sono ben altri, mentali, fatti di steccati pregiudiziali che la storia ha bocciato.
Il punto è che la Lombardia, pur rappresentando il Nord, non è una terra con una storia conservata e preservata di sè né trasmette evidentemente un senso di appartenenza. Tutte le medaglie olimpiche lombarde hanno affermato di non vedere l’ora di sentire l’inno nazionale. Si sentono italiani, gli atleti, essere lombardi è un fatto anagrafico, non di cultura, di storia, di società, di modo di vivere. La Lombardia è un campo neutro, è una linea diritta, che non sa né di me né di te.
D’altra parte non ci sono leader politici o amministratori carismatici che diano un la. Forse Beppe Sala, sindaco di Milano, esprime un modo di essere e di fare tipicamente ambrosiano. La Regione, dal canto suo, in questi due anni di pandemia, ha mostrato certo il volto più arruffato e grigio della sua storia. Imbarazzante proclamarsi lombardi.
Ammettiamolo, i sardi hanno più palle dei lombardi, hanno maggior senso dell’identità collettiva. Hanno una lingua, hanno dei confini ben marcati, hanno personaggi che hanno lottato per l’autonomia, la libertà, l’indipendenza.
Ma oggi che, grazie alla Lega, Milano è come Roma o Reggio Calabria, unisce solo l’inno di Mameli, la nazionale e, ultimamente, divide solo la memoria su Falcone e Borsellino. Da chi chiede il ritorno a Mussolini (Arnaldo) cancellando la memoria degli eroi antimafia, cosa pretendi?
Photo by Jürgen Scheeff
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