di Luigi Basso – Sembra, dunque, che Draghi stia procedendo spedito con le consultazioni, incurante del fatto di non avere una solida maggioranza politica alle spalle.
Del resto, in uno Stato in cui, per trovare l’ultimo governo scaturito dalle urne dobbiamo risalire a 13 (t-r-e-d-i-c-i) anni fa, nel 2008, un Premier incaricato può benissimo pensare di presentarsi al Parlamento e ricevere la fiducia “a prescindere”, poichè una maggioranza di “sottoccupati nella vita” con indennità da 15.000 euro al mese, oggi, in Italia la può mettere assieme in pochi minuti.
Se poi a questa maggioranza raccogliticcia di “sottoccupati nella vita” si fornisce anche l’alibi purificatore del “salvare la patria” con cui zittire i perplessi e gli schifati, allora il gioco è fatto.
Ciò premesso, in queste ore i soliti giornali salivanti ci raccontano cosa dice questo e cosa pensa quell’altro, ma sul programma di Draghi, zitti e mosca, mistero.
In realtà il programma di Draghi è stato esposto chiaramente a Rimini nell’agosto dell’anno scorso, sei mesi fa.
Tra mille citazioni di frasi altrui (che fanno sempre erudito), Draghi ha pronunciato una frase lapidaria e non equivocabile: a proposito dell’enorme debito cresciuto con la crisi dovuta alla pandemia, che crescerà ancora nei prossimi mesi, l’oratore ha chiosato, rivolto ai giovani, che “il debito sarà pagato tutto”.
Questo è il programma di Draghi: garantire ai creditori che il debito sarà ripagato tutto senza sconti o ristrutturazioni o cancellazioni.
Come lo attuerà è una faccenda secondaria, si sa: aumento delle tasse e taglio della spesa.
E’ il prezzo che gli italiani dovranno pagare per mantenere l’attuale configurazione dello Stato Italiano.
In queste ore Grillo e Salvini dovrebbero parlarsi, mettere da parte ripicche personali e andare da Mattarella a dire: il governo lo facciamo noi.
Tra chi dice “cancelliamo il debito” e chi dice “lo pagherete tutto”, il pueblo non può avere dubbi.
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