di Luigi Basso – Mercoledì il Premier Mario Draghi ha visitato la città di Genova in un clima surreale e plumbeo, come risulta dalla visione dei filmati dell’avvenimento.
Il Presidente del Consiglio, visibilmente imbolsito, con i capelli lunghi e spettinato, con una cera che faceva da pendant ad un’atmosfera da ultimi giorni del regime, è uscito dal bunker di Palazzo Chigi ed è stato accolto dalla gelida indifferenza della città.
I genovesi non si sono visti, il popolo ha snobbato l’evento (alcuni giornaloni parlano di dieci – 10 – persone che hanno assistito allo sbarco del Premier al Porto) e, nel vuoto che circondava il Premier accompagnato dalle Autorità locali, riecheggiavano solo le urla e gli insulti di uno sparuto gruppo di contestatori.
La prima tappa è stata la visita al Porto Antico, dove il Premier ha tenuto un discorso banale, denso dei soliti luoghi comuni, davanti ad un gruppo di amministratori locali, alcuni dei quali si sono messi in bella mostra riprendendo coi telefonini la soporifera prolusione, manco fossero adolescenti ad un concerto di musica pop: imbarazzante.
Un po’ di contegno e senso delle istituzioni avrebbero consigliato almeno la compostezza che dimostrano di avere i bambini durante una lezione.
Draghi si è poi spostato alla Radura della Memoria per un ricordo delle vittime del Ponte Morandi e qui, alla visita genovese surreale ed impopolare, si è aggiunto il retrogusto dell’assurdità.
Infatti proprio nei giorni in cui rimbalzano le notizie sulla buonuscita da record dei Benetton da Autostrade, il buon senso ed il decoro avrebbero consigliato di stare alla larga da Genova e dal Ponte Morandi: tant’è che i pochi contestatori presenti hanno ricordato la faccenda al Premier, ricavandone in compenso le doverose attenzioni di Digos e Polizia che hanno prontamente identificato i pericolosi sovversivi, rei dell’orrendo crimine di “attestazione del vero”.
Infine il Presidente del Consiglio è andato a visitare il cantiere dell’eterna incompiuta genovese, il terzo valico.
In definitiva, la visita di Draghi è stata più che un buco nell’acqua, un vero autogol, soprattutto alla luce del fatto che non era neppure giustificata da particolari circostanze, ricorrenze, avvenimenti.
L’episodio tuttavia è servito a quantificare la distanza che separa i Palazzi della Politica dal mondo reale, ormai incolmabile.
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