Categorie: Opinioni

La replica di Zaia e Fontana: Serve l’autonomia, non più Stato centrale

“Noi siamo convinti che al Paese non faccia bene restare in mezzo al guado istituzionale. Il Referendum Costituzionale del 2016 aveva visto bocciata una ipotesi di assetto neo-centralista. È necessario quindi operare per portare a compimento quanto previsto dalla Costituzione, investendo sulla autonomia differenziata per rispondere alle diversità che caratterizzano il Paese e per investire di responsabilità piena le comunità politiche, sociali e culturali”. Così scrivono in un intervento sul Corriere della Sera i governatori di Lombardia e Veneto, Attilio Fontana e Luca Zaia, in replica ad un editoriale di venerdì scorso di Ernesto Galli della Loggia che invocava il ritorno alla totale gestione centrale dei servizi in capo allo Stato.

 Siamo convinti – aggiungono i governatori – che si debba fare una operazione «chiarezza» individuando le diverse funzioni dei livelli istituzionali ed evitando sovrapposizioni di compiti e funzioni che provocano dispendio di tempi, energie e risorse. Le Regioni devono avere un compito di governo e programmazione e non di gestione amministrativa e una maggiore autonomia permetterebbe di affrontare meglio alcuni grandi temi che impattano con la vita dei cittadini. Si stabiliscano obiettivi minimi di qualità di prestazioni e servizi, un tetto di spesa e si lasci la libertà di decidere come e dove spendere. Si riconosca maggiore autonomia alle Regioni per connettere istruzione e formazione professionale.

Si semplifichino davvero i processi burocratici e amministrativi – aggiungono i governatori – che rendono impossibile realizzare opere in tempi ragionevoli senza derogare alle regole che lo Stato, e non le Regioni, si è dato. Noi vogliamo maggiore autonomia per assumerci maggiore responsabilità, per rispondere alle esigenze dei nostri territori che ogni giorno ci chiedono di intervenire per risolvere problemi su cui non abbiamo la titolarità e che riguardano azioni di competenza dello Stato.-aggiunge – Pensare che il futuro del Paese dipenda da quanto si riuscirà a rafforzare lo Stato centrale organizzato con dei funzionari governativi che sul territorio interpretano e rispondono ai bisogni, ci sembra davvero non credibile. 

Redazione

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