Categorie: Opinioni

La petizione contro l’autonomia mentre Capitan mohito resta appeso al ponte dei desideri. Tutti snobbano l’appello piemontese da Chivasso

di Roberto Gremmo – Scrivono i giornali che circa centomila cittadini hanno sottoscritto una petizione al Senato mettendosi di traverso contro la pur limitata e costituzionalmente più che corretta riforma che dovrebbe attribuire qualche potere in più alle Regioni a statuto ordinario. 

La notizia, in realtà, marca il fallimento dell’iniziativa, perché, a ben guardare, i firmatari sono a malapena gli spettatori di due campi da calcio; ma  i promotori assicurano che si tratta di un “risultato straordinario”. 

Chi si contenta gode, anche perché l’iniziativa trova ampio risalto sui mezzi d’informazione, tutti (e dico tutti ! Nuova Padania esclusa) uniti a demonizzare ogni tipo d’autogoverno. Inoltre ha l’appoggio politico della stragrande maggioranza della classe politica, governativa compresa, con Capitan mohito immobilizzato, sempre più a rimorchio del nazionalismo e politicamente appeso al ponte dei desideri (sudisti).

Al fatidico grido di dolore “qui si conserva l’Italia centralista” che fa eco al refren machiettistico “il Nord privilegiato vuole togliere gli aiuti al Sud” si mobilitano le falangi, per ora centomila, come quelli dell’Inter-Milan della vecchia canzone di Celentano, ma, cresceranno. 

Lo faranno balla su balla, paura dell’orco nordista mangiatutto, difesa dei privilegi di un ceto dirigente che continua a non far nulla per i poveri meridionali di cui si sciacquano sempre la bocca.

Del resto, a dar manforte si sono già mobilitati i garantisti del quotidiano Unita’ che chiama all’opposizione post-Lauriana e post-milazziana con un accorato appello alla nuova segretaria del PD in difesa del Sud, con un articolo di Ammendolia corredato da un’eloquente foto della rivolta di Reggio del 1970 che piaceva a qualcuno ma non al PCI e all’Unita’ dell’epoca. A quando il grido “Sud boia chi molla?”.

Sia chiaro, tutti hanno il diritto di criticare e farsi sentire.

E noi?

Nei giorni scorsi, con il presidente del Consiglio regionale del Piemonte (che non è proprio l’ultimo della fila) abbiamo lanciato anche noi da Chivasso un appello, ma in difesa della pur cauta ma meglio di niente riforma oggi in tortuoso ed accidentato itinere. 

Non eravamo in centomila, ma c’illudevamo d’aver gettato un sasso nello stagno, suonato il campanello d’allarme e svegliato bugianen e polentoni.

Fatta eccezione per la Nuova Padania, nessun quotidiano né tanto meno la Rai ci hanno dedicato una riga ma quel che più mi intristisce è che non uno dei feroci nordisti, dei leghisti in servizio permanente effettivo o dei guerrieri sognanti e dunque dormienti ha sentito il dovere, prima morale che politico, di mettersi in pista. Non dico, causa alluvioni, di tornare con altri migliaia, in riva al Po; ma almeno montando uno dei mitici gazebo d’una stagione passata, migliore e, temo, finita.

Chi difende il Nord ?

Roberto Gremmo

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