Categorie: Opinioni

La lettera – Aderenti, Rete 22 Ottobre: L’autonomia fuori dal dibattito di tv e giornali

Gentile Direttore,

le scrivo per esprimere la delusione che la campagna elettorale in corso per le politiche sta suscitando in me e in parecchi cittadini che aderiscono al Comitato Rete 22 ottobre e che, come me, votarono per ottenere l’autonomia regionale nel lontano 22 ottobre 2017. Ma prima ancora vorrei fotografare ciò che non è accaduto nella legislatura che sta per concludersi: i partiti che sostennero i referendum che si svolsero in Lombardia e Veneto, pur governando alternativamente e/o insieme negli ultimi 4 anni e mezzo, non sono stati capaci di far approvare dal Parlamento gli accordi Stato-Regioni derivanti dal risultato dei referendum e firmati il 28 febbraio 2018. E il più incapace fra tutti è stato il partito di Salvini: spocchia e sbrodolate in abbondanza, ma volutamente nulla nel piatto. Ecco perché nel febbraio 2019 proprio a Mantova fondai insieme ad altri autonomisti il nostro Comitato.

Ora sto seguendo da due settimane tutte le trasmissioni televisive politiche giusto per capire come noi ci dobbiamo regolare. Seguo anche le vicende internazionali e ovviamente quelle europee: tutto è interconnesso. Ecco nessun partito, ma proprio nessuno sta affrontando questo tema in modo serio. O meglio l’unico che ne ha parlato con cognizione di causa e dimostrando di essere molto ben preparato sull’argomento, è stato, un paio di settimane fa, il governatore dell’Emilia Romagna Bonaccini. Nessun partito chiede ai giornalisti di organizzare confronti elettorali più approfonditi su questo tema. In pratica “il deserto dei Tartari”, dove alcuni partiti vi hanno allestito finte oasi di promesse allucinanti, indecenti, per certi versi medioevali, eticamente e politicamente talmente false da risultare incivili. Tutta roba che sarà smantellata il 26 settembre e il deserto tornerà a rappresentare il nulla.

Ciò a dimostrazione del fatto che l’autonomia non interessa alla politica. Non interessa che sia il territorio a progettare la propria organizzazione e la propria politica su materie esclusive, a spendere i denari dei cittadini in modo appropriato, magari anche chiedendo prima ai cittadini il loro parere, magari anche consentendo ai cittadini di chiedere la realizzazione di un progetto che essi desiderano per poi accontentarli. Alla politica non interessa essere davvero al servizio dei cittadini. Alla politica interessa comandare i cittadini, evitare che essi diventino consapevoli che è più importante partecipare che assistere. Soprattutto la politica evita di lasciarli liberi di chiedere ciò che essi desiderano realmente per il proprio territorio dal punto di vista economico-lavorativo-culturale-sociale-infrastrutturale. L’autonomia è sinonimo di compartecipazione, di condivisione, di responsabilità, di rispetto dei cittadini verso la politica, della politica verso i cittadini. L’autonomia è la chiave per avviare questo vecchio stato centralizzato verso la modernità.

Per dirla tutta l’unico che ha avuto il coraggio di usare le chiavi dell’autonomia e del federalismo è stato Draghi. Ne ha parlato nel suo discorso di insediamento come Presidente del Consiglio nel febbraio 2021. Ha inserito il federalismo fiscale, con i suoi decreti attuativi da perfezionare, nella finanziaria. Soprattutto ha ottenuto dall’Europa che parte del Pnrr potesse essere gestito direttamente dai sindaci. Non a caso Draghi, nel suo intervento al recente Meeting CL di Rimini, ha ringraziato tutti i sindaci d’Italia che pazientemente sono riusciti a predisporre tantissimi progetti per i propri comuni in collaborazione con il Governo.

Progetti che sono o saranno finanziati direttamente dall’UE. Ecco un attempato Premier e una Europa a volte un po’ “incriccata” hanno pensato che fosse importante ribaltare il destino asfittico di questo stato. Sarebbe piaciuto sapere se qualche sindaco per caso ha coinvolto i propri cittadini nella stesura dei progetti: dovrebbe ricevere il premio “La Vera Transizione verso la Modernità”. Ora l’attempato Premier è stato mandato a casa proprio da quei partiti che avevano fatto la campagna elettorale in appoggio ai referendum per l’autonomia (5stelle, Lega-ancora per poco Nord, Forza Italia. Me lo ricordo perché io l’ho fatta). E l’unico partito che era rimasto convintamente all’opposizione chiede all’Ue di modificare il Pnrr. Sarà un caso? Credo di no. L’autonomia de facto prevista dal Pnrr ha fatto assaggiare ai sindaci la bellezza dell’autentica gestione territoriale che avrebbe certamente alimentato sempre più la necessità che essa debba diventare strutturale. Troppo pericoloso per i partiti che preferiscono la mummificazione all’aria fresca.

Concludo, gentile Direttore, esprimendo la mia preoccupazione per i nostri figli e i nostri nipoti che, stando alle promesse incivili reclamizzate in questa campagna elettorale da terzo mondo, si ritroveranno pieni di debiti, senza infrastrutture culturali-sociali-tecnologiche adeguate, ingabbiati da uno stato polveroso con le porte, quelle importanti ben serrate, quindi senza reali opportunità economiche-sociali-democratiche.

Per opportunità democratiche intendo quelle che consentono ai cittadini la partecipazione attiva e consapevole alla decisionalità alternativamente degli amministratori locali e dello Stato. A fronte di tutti i gravi problemi in cui versa e verserà nei prossimi mesi l’Italia, non basta avere camionate di miliardi di euro da distribuire, serve iniziare a riformare la struttura e l’organizzazione dello Stato. Altrimenti i nostri figli e i nostri nipoti se ne andranno a vivere in altri Paesi, molti dei quali federali, molti dei quali costruiti sulle autonomie regionali e per questo più moderni, più efficienti, più sicuri. Per questo più accoglienti.

Irene aderenti

Ex senatrice

Rete 22ottobre Lombardia

Redazione

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