Categorie: Opinioni

In difesa di Elena Donazzan. Tranquilli che con questi cantanti il ventennio non torna

di Luigi Basso – L’assessore a istruzione, lavoro e pari opportunità di Regione Veneto, Elena Donazzan, l’altro giorno ha canticchiato “Faccetta Nera”, il celebre inno fascista, durante la trasmissione radiofonica La Zanzara.
Immediatamente, a sinistra, si sono alzati gli scudi contro la maldestra cantante: anche sindacati e partigiani si sono uniti alla unanime condanna opponendo puerilmente l’ode fascista al canto “Bella Ciao”.
Il Presidente della Giunta veneta, Zaia, ha chiesto coram populo le scuse della Donazzan, ricordando goffamente le pubbliche autocritiche che i comunisti cinesi e sovietici pretendevano da chi sgarrava.


La Donazzan non dovrebbe essere censurata per aver cantato una canzone orribile durante una trasmissione leggera e satirica.
Anzi, andrebbe ringraziata per il servizio reso.
Infatti, poiché le idee camminano pur sempre sulle gambe degli uomini, l’incidente è benaugurante per il futuro: se le idee del ventennio mussoliniano celebrate nella canzonetta, camminano oggi sulle gambe della Donazzan, non andranno lontano.


La nostra neo cantante, infatti, nata nel 1972 a Bassano del Grappa, dal 2000 è seduta in Regione Veneto in tutte le legislature degli ultimi 20 anni.
Per pochi giorni nel 2006 fu anche Parlamentare, ma, essendo finita nella paludose ed infide acque delle incompatibilità che fatalmente incontrano gli accumulatori di cariche, dovette scegliere tra Roma e Venezia e scelse la Regione: la scelta fu fortunata e fruttuosa, poiché la legislatura 2006, iniziata traballante, si concluse dopo soli due anni, mentre la legislatura veneta durò 5 anni.


Per il resto, nel curriculum vitae ufficiale scaricabile dal sito regionale, la Donazzan ha preso la maturità classica ed oggi fa di professione l’assessore e nel curriculum della scorsa legislatura diceva di essere iscritta, ultraquarantenne, alla facoltà di giurisprudenza.
Fine del curriculum, fine della storia.
Lo stesso Mussolini, ne siamo certi, non darebbe peso alla vena canora sapendo che la fiaccola dell’impero è retta da questi tedofori.

Luigi Basso

Luigi Basso - Avvocato civilista

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