Categorie: Opinioni

Il Senato si lamenta del potere dei burocrati. Ma se comandano è perché i partiti hanno masse di incompetenti. Votati da incompetenti

di Stefania Piazzo – Nel bel mezzo di una guerra e di una pandemia ancora non finita, il premier Mario Draghi è tornato in anticipo in Italia dal vertice Nato per scongiurare una crisi di governo. I fatti sono noti. La vulgata racconta di Beppe Grillo invitato dal premier a mettere in riga Conte. La Lega prende una scoppola alle amministrative, premonitrice di una disfatta definitiva, e sbanda riattaccandosi agli sbarchi, al no contro la cittadinanza dei minori (ius scholae) e via discorrendo… La Meloni davanti ad alleati in via di scioglimento come i ghiacciai, dice al centrodestra: che volete fare?… Il tutto in un crescendo imbarazzante di pochezza istituzionale.

Ebbene, nei giorni scorsi la presidente del Senato, Casellati, ha lamentato a Draghi il progressivo crescente potere della burocrazia nelle scelte della politica. Il dito era puntato, in questo caso, verso la Ragioneria di Stato, rea di aver dato disposizioni, indirizzi vincolanti al Senato ben oltre le proprie competenze.

Bene. Ma come si è arrivati sin qui? Come mai i tecnici stanno esercitando, per farci capire, una sorta di potere sostitutivo?

Perché vogliono un colpo di Stato? Perché la moda dei non eletti di dettar legge ha preso piede anche nei ranghi della più alta burocrazia? Perché la politica, o meglio, ciò che esprimono i partiti è politicamente debole, inconsistente e poco qualificante per riuscire a dare la linea? In parole semplici, i partiti non sono seri?

Nella prima repubblica i parlamentari avrebbero mai subito i voleri dell’apparato?
Non è che forse oggi i parlamentari sono di una modestia che destabilizza? E sono così deboli culturalmente al punto da correre verso i propri vertici per rivendicare il proprio ruolo?

La regola è semplice. Se non sei preparato non puoi essere autorevole né riconosciuto come tale.

E se l’eletto è uno che vale uno, o anche fuori da questa logica, tronfio di potere social, va da sè che il potere passi inevitabilmente dall’eletto al burocrate. Altrimenti ci impantaniamo.

Certo, resta da capire un dettaglio non da poco. Da chi il burocrate deve essere diretto e controllato?

Forse i parlamentari non si sono accorti che questa democrazia ci porta ad un bivio. Da una parte
l’autarchia, che non ha bisogno di elezioni o le mantiene come simulacro facilmente indirizzabile. Oppure per avere una via d’uscita c’è l’epistocrazia, che passa attraverso un serio ripensamento del diritto all’elettorato sia attivo sia passivo.

E’ una eresia? Affatto. Elettori competenti, o meglio, più consapevoli e formati, sono la strada (non breve) per eletti all’altezza del ruolo svolto. La sovranità è questa, cosa ben diversa dal sovranismo.

Stefania Piazzo

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