di Luigi Basso – Joe Biden non è ancora Presidente degli USA (lo diventerà solo dopo il giuramento stabilito per il 20 gennaio) e, senza neppure passare per la casella del via, ha già annunciato il suo primo autogol nella porta degli USA che avvantaggerà in primo luogo la Cina e, più in generale, tutti i Paesi dove il costo del lavoro è bassissimo.
Biden ha annunciato che raddoppierà subito il minimum wage federale, il salario minimo orario, da 7,25 dollari per ora a 15.
Per giustificare la misura ha detto che anche la Florida ha appena portato il minimum wage a 15 $: ciò non è vero, la Florida, infatti, ha appena votato per portare il salario minimo orario a 15 $ orari “GRADUALMENTE NEL 2026”, che è cosa ben diversa, attraverso un sistema di gradini che permetteranno di interrompere l’aumento qualora, come è certo, ci fossero disastri occupazionali a causa della misura.
L’incredibile aumento del minimum wage in misura così drastica, più del doppio, causerà infatti uno shock nel mercato del lavoro e causerà l’immediata cascata di licenziamenti e spostamento della produzione all’estero, in particolare verso la Cina e verso quegli Stati dove la paga minima è per esempio di 7 $ al giorno, non all’ora, tipo il Messico.
La manovra di Biden metterà completamente fuori dal mercato la manodopera USA, mentre la Cina sarà pronta ad accogliere a braccia aperte altri segmenti della filiera produttiva statunitense.
Infatti, il raddoppio del costo del lavoro non accompagnato da misure di riequilibrio sui dazi o da misure protezionistiche equivale a uccidere molti posti di lavoro.
Da questa prima mossa si può dedurre che Biden, che probabilmente non durerà 4 anni (lui stesso ha parlato della possibilità di un passaggio del testimone a Kamala Harris), brucerà le tappe per attuare velocemente, in breve tempo, il suo programma.
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