Categorie: Opinioni

Il liberismo sessuale ha fallito, forse era meglio la castità? E il Papa finisce in un trafiletto

di Sergio Bianchini – Pochi giorni fa stavo riflettendo sulla tragica vicenda di quel ragazzo che ha ucciso a coltellate due fidanzati suoi vicini di casa. Pare abbia detto che l’idea di “ammazzare qualcuno” gli fosse venuta mentre da solo in casa “stringeva un cuscino”.

La privazione di un abbraccio fisico gli era sembrata insopportabile e aveva generato un’invidia e un odio mortali. E allora mi ero detto che presentare la castità come una terribile condanna e non più come uno stato di grazia quale era stato definito per millenni dalla chiesa abbia contribuito a produrre nuovi obblighi e nuove inquietudini e non ad una maggiore libertà.

Questa deduzione nasce ormai da altre infinite vicende vissute e conosciute nei passati cinquanta anni, dove sperimentalismo sessuale, avventurismo relazionale, collezionismo erotico, protagonismo sociale e carrierismo sostenuti impropriamente col corpo, hanno preso il centro della scena mediatica, artistica, cinematografica, musicale.

La famiglia ne è uscita distrutta o quasi perché vivere una vita dedita alla ”routine familiare” (che routine non è, anzi genera emergenze frequenti e talora continue) sembra ormai una condanna insopportabile. Fortuna che i fallimenti del liberismo e dell’avventurismo sono così numerosi da rendere ormai poco credibile la strada esistenziale alternativa a quella storica.

Ed ecco che il giorno 16 giugno sul Messaggero a pag.11(sic) un trafiletto ( il papa non piace più ai media) comunica che il Papa dice alle giovani coppie ”niente sesso prima del matrimonio”, “ la castità insegna ai nubendi i tempi e i modi dell’amore vero.”

Il Papa chiede ai cristiani di andare controcorrente, contro la corrente mediatica fortissima del liberismo e della “libera” ricerca e sperimentazione amatoria. Perfino dentro il matrimonio il Papa presenta la castità come uno stato di grazia seppure in determinate circostanze.

Ebbene dirà qualcuno, si tratta della solita antica dottrina cattolica. Si, però era stata in sordina per vari decenni, sotto l’enorme impatto dello spontaneismo amatorio e del liberismo su tutta la società e perfino dentro i seminari cattolici.

Adesso le antiche trombe riprendono a suonare senza paure e riserve, perché? Ed a suonarle è il papa “innovatore” incensato fino a ieri dai professionisti dell’innovazione. Ormai da tempo le trombe del liberismo incantano sempre meno. Guardando ai media non sembrerebbe perché suonano sempre più forte ma conoscendo davvero i giovani direi proprio di si.

Troppe sono le vittime ed i fallimenti, tutta la società ne è disseminata. Sarebbe utile un bilancio serio dei trascorsi 50 anni, un dibattito non consolatorio o colmo di mille diverse interpretazioni contrastanti e senza conseguenze. Un dibattito non relativo solo alle vicende di coppia ma anche alla ricaduta di quelle vicende sull’intero clima sociale ed anche politico.

Servirebbe un bilancio propositivo, capace di dare indicazioni concrete rispetto al tema delle relazioni di lungo periodo votate liberamente( e seriamente altrimenti meglio la condizione di single) alla generazione di figli e alla loro crescita equilibrata.

Parallelamente si dovrebbe individuare la modalità con cui sostenere la condizione dei single che ormai sono circa la metà della popolazione feconda.

Per le coppie votate davanti alla società e allo stato alla riproduzione e alla famiglia mi sembrerebbe logico un fortissimo sostegno economico con un livello quantitativo di circa 800-1000 euro mensili per figlio fino ad un massimo di due. Liberi di farne altri ma a proprie spese.

Per i single vedrei la costituzione di residence con monolocali e una gestione centrale autorevole e di qualità con prezzi accessibili ad esempio 100-150-200 euro mensili.

Le persone non adatte al matrimonio ci sono sempre state. Basta pensare che nel medioevo frati, suore e preti rappresentavano circa il 10% della popolazione. Quindi la novità attuale sarebbe nel fatto che la condizione matrimoniale e quella di single vengano definite e sostenute fortemente dalla società e dallo stato tramite elementi finanziari e normativi adeguati.

Se i residence debbano essere unisex o bisex sarebbe da lasciare alla sperimentazione e alla valutazione seria e tempestiva delle vicende. Anche qui la storia ecclesiastica, che poi è la nostra storia, ha innumerevoli esempi. Anche i comuni dovrebbero porsi il problema di una edilizia dedicata ai giovani ed ai single per aprire uno spazio nuovo ormai necessario.

Redazione

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