Categorie: Opinioni

11 marzo 2004, la Padania continua…

di Stefania Piazzo – Se non ci fosse stato quell’11 marzo 2004, la storia della politica italiana sarebbe stata un’altra? Io credo di sì. Umberto Bossi senza l’incidente di percorso che lo ha tenuto lontano dai riflettori attivi per diverso tempo, e che lo ha obbligato a ridirigere le sue energie avendo più cura di sè, ecco, quel Bossi avrebbe potuto infliggere il colpo definitivo con la Devolution, nello scardinare il sistema dello Stato centrale? Chi può dirlo. Nel mezzo di questo guado, in cui nulla è stato più come prima, in cui sono cambiati i rapporti di forza nel centrodestra, in cui sono mutate le dinamiche dentro la Lega e nulla è stato più come prima, sembra facile fare un bilancio a quasi 20 anni da quell’evento, un vero e proprio ictus per tutta la politica italiana. Forse più per la politica italiana, inizialmente, che per la Lega.

Quella Lega che poteva fare l’ago della bilancia, come diceva sempre Bossi, era diversa e la bilancia della politica aveva perso la tara, al netto di una classe dirigente che si è trovata, da destra a sinistra, orfana di una visione che dava delle certezze. “Cosa dice Bossi?”. Ecco, mancarono subito, da destra a sinistra, quelle sue parole perché davano una rotta, condivisibile o meno, perché davano una lettura dei fatti, condivisibile o meno, perché davano delle certezze, condivisibili o meno. Perché fornivano una analisi proiettata sul futuro, non su cosa pensava la gente su facebook. Su questo misuri il genio in politica.

E il secondo stroke è stato il giorno delle sue dimissioni, nell’aprile del 2012. Il corso del fiume è stato dirottato altrove. La foto che pubblichiamo è uno scatto del 10 gennaio 2005. E’ il giorno del primo rientro politico del fondatore della Lega, in via Bellerio. Allora dirigevo il settimanale Il Federalismo, felice parentesi dopo e durante la Padania, e la sede era deserta. Nel divanetto che separava la segreteria politica e le redazioni, Bossi arrivò a bere un caffè. Inaspettatamente. Parlammo, ricordo, della giunta della Regione Lombardia, le elezioni erano alle porte. La giunta uscente aveva sconfitto nel 2000 niente meno che Mino Martinazzoli. Davvero è roba da antologia della politica. O, più semplicemente, uno spaccato di storia, come dimostrano i personaggi che sono immortalati con me in quello scatto regalatomi dall’amica Simona Chioccia. Eppure, ancora oggi un solo cenno, una sola parola, una sola opinione di Bossi riescono a fare la differenza. Più che inaspettatamente, direi naturalmente. Non sono i congressi a partorire gli animali politici né l’adeguarsi a mutazioni profonde pur di restare seduti sulla poltrona.

Redazione

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