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Giovane dottoressa bergamasca bloccata a Marsiglia. La madre: il ritorno un’odissea. Meglio resti lì

di Stefania Piazzo – Capitano storie che non immagini. O te le puoi anche immaginare quando tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare della burocrazia che non sa, che ancora non ha risposte, o che le improvvisa.

Chiara Bertazzoni, anzi, la dottoressa bergamasca Chiara Bertazzoni, da domenica 8 marzo può ben dire come Virgilio: “Io era tra color che son sospesi e donna mi chiamò”. Il canto II dell’inferno ben si adatta alla mamma, Betty Poli, che telefonate per la figlia bloccata a Marsiglia per lo stage della laurea magistrale ne ha fatte perdendone il conto.

Cellulari roventi per capire come uscire dal limbo degli italiani all’estero. Ma quale estero. Non siamo in Europa?! Ma quale Europa! Siamo solo a Marsiglia, 660 e più chilometri da casa, ma questo non toglie che tra zone rosse, arancioni e arcobaleno, quelle dell”Andrà tutto bene”, se si pensa ad un rientro a casa di Chiara, laurea alla Ca’ Foscari 110 e lode, ebbene, occorre pensare lontano. Se va tutto bene…. è meglio che Chiara non si muova. Fine della storia, che però val la pena raccontare.

Così Betty, cremonese doc, fotografa di Mondo Padano, lo storico settimanale di Cremona, ci racconta l’odissea della famiglia. “Mamma, voglio tornare! L’Università mi ha appena informata che chiude! Chiara me lo fa sapere subito la mattina dell’8 marzo, mentre è a Marsiglia per lo stage della laurea magistrale in intermediazione culturale, con riguardo in particolare al Giappone – ci racconta-. Il secondo anno di magistrale prevede uno stage e per questo era lì. L’anno scorso il primo anno lo aveva fatto invece a Aix en Provence. Lo stage che sta svolgendo è retribuito e questo le consente di coprire parte delle spese d’affitto. La notizia della chiusura dell’università rimette improvvisamente tutto in gioco. Valutiamo quindi insieme un rientro a casa. Pensa che aveva già il biglietto aereo per tornare giusto l’8 marzo, per poter festeggiare in famiglia il suo compleanno. E poi ne aveva già acquistato un altro per Pasqua”.

Cosa aveva risposto il console?
“Che poteva tornare tranquillamente a casa. Ma l’idea di far partire Chiara nella confusione e concitazione in mezzo a chissà quanta altra gente non ci pareva la strada migliore. Tutt’altro.

Considerato che spesso Chiara, dovendo restare per mesi fuori a studiare, doveva per forza di cose portare con sè molti effetti personali, libri e quanto di più utile per lunghe permanenze all’estero, la soluzione ottimale era sempre stata quella di accompagnarla noi genitori in auto. Pensiamo quindi di organizzarci ancor così, di far partire subito mio marito per andarla a prendere e riportare a casa. Il console ci aveva detto che sarebbe bastata una autocertificazione”.

Quindi il suggerimento è stato l’autocertificazione per 600 chilometri?
“Sì, ma per avere conferma abbiamo subito chiamato alcuni operatori che conosco presso la Questura a Cremona e la risposta non ha dato speranze: uscire da una zona rossa ed entrare in Francia non è possibile in questo momento. Già i tgv da lunedì sarebbero poi stati out”.

Cosa pensate quindi di fare?
“Un’amica di una agenzia viaggi trova un aereo che sarebbe arrivato a Roma alle 17,40, peccato che il treno per casa fosse alle 17.10. Niente coincidenza, per poco! A questo punto tentiamo la strada dell’auto a noleggio. Ma restiamo di sasso: 5mila euro il costo! Senza lasciare nulla di intentato, l’ultima possibilità è un regionale che da Nizza va a Ventimiglia e poi da Genova un diretto per casa. In tutto, 5 treni da cambiare. La soluzione più saggia che si impone, a quel punto, è quella di restare a Marsiglia. Chiara per di più, per quanto l’università ora sia chiusa, da lì lavorando da casa può proseguire lo stage, senza perdere l’anno. Se avesse lavorato da remoto in Italia, pur per causa di forza maggiore, avrebbe perso l’anno universitario”.

Insomma, una tenaglia nella tenaglia.
“Esattamente. I due coinquilini che condividevano con lei l’appartamento, una ragazza e un ragazzo, sono riusciti a tornare a casa. A questo punto è da sola, in totale sicurezza. Studia, e aspetta che passi questa catastrofe. E’ abituata a fare lunghi periodi lontana da casa. Certo, le condizioni oggi sono di pericolo per la vita. Ma sa che la sua famiglia è qui, granitica che l’aspetta!”.

Chiara è una cittadina del mondo, per dirla alla Giorgio La Pira. Solo che La Pira pensava ad un mondo dove ciascun cittadino per avere piena cittadinanza potesse avere una scuola, una casa, un ospedale, una chiesa. Oggi, è tempo di diritti ristretti, molto ristretti. A incerto tempo determinato.

Stefania Piazzo

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