Categorie: Economia

La Germania prepara l’Euro del Nord, l’Hansa Europa. Milano starà con quello mediterraneo di Borghi e Bagnai?

di Giuseppe Reguzzoni – Borghi Aquilini e Bagnai, da mesi, se non da anni invocano l’uscita dall’Euro e, il pur di lor dimentico Salvini, su questi slogan ci ha fatto gran parte della sua campagna elettorale. Ora, dalla Germania, Matthias Werk e Marc Friedrich, due economisti con alle spalle diversi testi di successo e controcorrente, arrivano ad accontentare i due italianissimi, con un durissimo articolo uscito proprio ieri sulle Deutsche Wirtschaft Nachrichten, quotidiano finanziario tedesco. Il titolo, che qui traduciamo alla lettera: «Il Covid ha tirato il colpo mortale all’Euro: la Germania ha bisogno di una nuova valuta». Chiarissimo, no? L’articolo, con questo titolo a effetto deve essere letto in parallelo quelli usciti le settimane scorse – prima della sentenza della Corte Costituzionale Federale Tedesca di Karlsruhe (per i sovranisti del «Prima gli Italiani», ricordiamo, sommessamente, che la Germania è una repubblica federale e che i suoi organi sovrani non sono affatto concentrati nella capitale, ma sparsi sul territorio; infatti, Karlsruhe è nel sud ovest del Paese, non vicino a Berlino).

Orbene, il medesimo quotidiano ha da poco rilanciato, in termini giornalistici, un’idea che da quelle parti circola da almeno vent’anni e che aveva ripreso vigore proprio dieci anni fa, quando un gruppo di cittadini tedeschi aveva presentato un ricorso contro l’adesione al MES della Repubblica Federale Tedesca e contro gli acquisti a go go di titolo di stato mediterranei da parte della BCE, per il tramite della Bundesbank. Ne avevamo parlato, a lungo e soli, sulla vecchia Padania diretta allora da Stefania Piazzo e, ora, con un pizzico di giustificato spirito di rivalsa, ne parliamo sulla Nuova.

Sappiamo come è finita: con la Corte Federale Tedesca che ha stabilito che la Bundesbank, neppure su ordine della BCE, può acquistare titoli di debito di stati esteri (leggasi italiani) senza criteri di proporzionalità, con conseguente fibrillazione di BCE, enti europei e, soprattutto, valuta Euro, che ha cominciato a perdere quota. Gran parte dell’articolo di Werk e Friedrich è dedicato proprio alla gestione del bilancio statale italiano, a partire dal fatto che l’Italia non può più fare quello che ha fatto per tre decenni, prima dell’ingresso nell’Euro: svalutare.

Il titolo del servizio nella traduzione italiana

I due economisti tedeschi, ci vanno giù duro, e usano espressioni come «stati meridionali ormai praticamente in bancarotta, come l’Italia e la Grecia», sottolineando come «il tracollo della terza potenza industriale dell’Eurozona, l’Italia, sia il chiodo ultimo che chiude la bara dell’esperimento Euro». German humor, si vede …, senza dimenticare di mettere in evidenza che il corona virus, anzi «vairus» per far contento l’economista e statista campano, non è la causa della catastrofe, ma semplicemente il suo catalizzatore finale.

Ancora nella traduzione italiana, i punti salienti sviluppati nell’analisi economica

Non manca neppure un cenno alla «stagione delle ferie»: se salta, a perderci sono loro, mica noi; e sciorinano le percentuali di quanto conti il turismo sul PIL lordo dei paesi del sud: Francia 9,5%, Spagna 14,6 %, Italia 13,2 … (dati del 2018); e, guarda un po’, ci han messo anche i cugini francesi, che di Club Med se ne intendono … perché, in effetti, la grande incognita è proprio la Francia, dato che l’Italia è ormai data per spacciata.

Le conclusioni, e la facciamo breve, sono due: 1) non tocca ai contribuenti tedeschi rimediare ai guai delle gestioni mediterranee; 2) l’alternativa c’è ed è una nuova area economico-valutaria, che comprenda i paesi virtuosi del Centro e Nord Europa.

Sul punto 1) i due economisti tedeschi probabilmente hanno una solo una vaghissima idea della fantasia latina con cui nella Capitale si buttano nel cesso i denari: a partire dalle migliaia di membri delle task force per fronteggiare l’epidemia (solo alla Pubblica Istruzione 123 esperti), sino ai dipendenti e inquilini dei palazzi del potere. Ma, visto che sull’argomento, questo giornale ha già scritto molto e molto ancora scriverà, sorvoliamo leggeri; e andiamo al punto, che si riassume benissimo in una sola parola: DEXIT, Deutschland fuori dall’Euro, e possiamo stare sicuri che, se uscirà, non ne uscirà da sola.

Difatti, il medesimo quotidiano finanziario, in questi giorni sta lanciando l’idea dell’Hansa Europa, contrapposta all’attuale Unione Europea: una vasta area di libero scambio, tenuta insieme da una nuova valuta (quello che ai tempi della proposta dell’Euro a due velocità si chiamava “Euro del Nord”), comprendente tutti i paesi che si affacciano sul Mar Baltico, oltre a Paesi Bassi, Austria, Cechia e, probabilmente, Slovacchia e Ungheria.

L’articolo si chiude con una citazione di Noam Chomski: «Se si considera impossibile il cambiamento per il meglio, esso di sicuro non arriverà».

Se l’Europa è solo questione di conti e interessi, è difficile obiettare qualcosa all’equivalente tedesco di Borghi e Aquilini. Resterebbe, comunque, da vedere, a livello di semplici interessi, se a Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna davvero convenga rimanere legati al Club Med dell’Euro del Sud, piuttosto che all’Hansa Europa. Se, invece, l’Europa, è qualcosa di più di un equilibrio di puri interessi finanziari, se c’è ancora spazio per l’Europa dei popoli e delle regioni, allora bisogna cominciare seriamente a smantellare l’Italia burocratico-prefettizia, avida sopravvivenza del centralismo risorgimental-fascista, e ripartire dalle rappresentanze, che oggi non ci sono. E anche su questo punto la citazione di Chomski ha una sua intensissima attualità.

https://deutsche-wirtschafts-nachrichten.de/503899/Weik-%26-Friedrich-Corona-versetzt-Euro-den-Todesstoss-Deutschland-braucht-eine-neue-Waehrung

Photo by Markus Spiske 

Redazione

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