Categorie: Cultura

Quel prete veneto che si fece fucilare da Napoleone

di Ettore Beggiato – Il 19 agosto 1809 le orde napoleoniche fucilavano a Vicenza  in Campo Marzo don Giuseppe Marini giovane cappellano di ventinove anni  di Carrè (provincia di Vicenza, diocesi di Padova).

Ecco quanto scrive il Tornieri nelle sue Memorie:

“1809, 19 agosto….Giorno infaustissimo per essersi, per la prima volta in Vicenza, veduto fucilare un sacerdote. Questo atroce spettacolo si è eseguito questa mattina in Campo Marzo, un’ora dopo terza (le dieci circa). Ritornata la formidabile Commisione Militare alle sue missioni ha condannato ieri, e perciò furono fucilati questa mattina per la solita accusa di sollevazione, i seguenti: Don Giuseppe Marini d’anni 29 di Carrè sacerdote e capellano di Carrè, diocesi di Padova  e Pietro Nicolati, d’anni 39, nativo dell’Ospedaletto di Valsugana di professione muratore.”

Di don Giuseppe Marini la storia non dice niente altro.

Carlo Bullo, l’autorevole storico autore della più completa opera sui movimenti insurrezionali veneti nel 1809 scrive che: “Già nel 12 luglio, presso le sorgenti del Bacchiglione, aveano i militari fatto prigione assieme ad altri sollevati un parroco armato di pistole e di stili aveva indosso una bandiera di San Marco”: chissà se siamo in presenza della stessa persona.

Nel 1809 ci furono sollevazioni violentissime in tutto il Veneto e, in particolare, nell’alto vicentino. Intere vallate  furono per diversi giorni in mano dei rivoltosi che, il più delle volte, innalzavano la bandiera di San Marco.

Napoleone aveva portato la nostra regione in condizioni di miseria e disperazione come mai nella storia veneta;  il nostro popolo reagì con particolare vigore:  i francesi, in nome della libertà, dell’eguaglianza e della fraternità, riportarono l’ordine con centinaia e centinaia di morti.

Una pagina, quella del 1809, che meriterebbe di essere conosciuta dal  popolo veneto; mancò una figura leggendaria come il tirolese Andreas Hofer che guidasse il nostro popolo, e mancò anche chi, come il grande pittore spagnolo Francisco Goya tramandasse ai posteri l’eroismo di chi lottava per la propria libertà  e contro i crimini dell’occupante napoleonico.

Per tutto questo, per ricordare l’eroico sacrificio di un giovane prete veneto, mi permetto di avanzare una modesta proposta ai comuni veneti: intitoliamo una via, una piazza, una biblioteca a Don Giuseppe Marini come ha fatto il comune di Carrè che gli ha dedicato una via.

Ettore Beggiato, giornalista e storico

                                                        

Redazione

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