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Macron rende omaggio ai partigiani dell’“Affiche rouge” guidati dall’armeno Manouchian ma non al muratore martire di Giaveno. Dimenticato anche in Italia

di Roberto Gremmo – Un po’ a sorpresa, il Presidente Emmanuel Macron nei giorni scorsi ha fatto traslare nel Pantheon, il tempio laico dove vengono onorate le personalità che hanno segnato la storia francese, la salma del partigiano armeno Missak Manouchian che durante l’occupazione nazista di Parigi aveva capeggiato un gruppo di resistenti, combattendo una vera e propria guerriglia antitedesca già alla fine del 1942 facendo deragliare dei treni, collocando ordigni esplosivi e colpendo a morte dei nemici isolati, giungendo ad eliminare il generale nazista che dirigeva le deportazioni in Germania gli operai del ‘lavoro obbligatorio’.

La banda di ‘franc tireur’ si era formata fra i giovani immigrati delle periferie della capitale, specie di quelli del XI° arrondissement che era senza dubbio “un quartier qui fut à la fois le plus rouge et le plus juif de Paris” diventando l’incubo degli occupanti colpendoli quasi ogni giorno.

Questi partigiani capeggiati da un armeno erano tutti degli adolescenti immigrati da diversi paesi e fra loro c’era il muratore piemontese Amedeo Usseglio, Martire della libertà, praticamente sconosciuto a tutt’oggi nel nostro Paese.


Altri componenti d’origine italiana della banda erano l’operaio di Monfalcone Spartaco Fontanot; Cesare Luccarini di Castiglion de Pepoli; il muratore Antonio Salvadori originario di San Gregorio nelle Alpi nel Bellunese mentre era nato in Francia Rino Della Negra ma era figlio di emigrati dal Friuli.
 

Nel mese di febbraio del 1944 quando furono scoperti grazie ad una delazione, i componenti del gruppo vennero accusati dai nazisti “d’avoir rèalisé cinquante-six “actions terroristes” provoquant cent cinquante mort e faisant six cents blessés”.

Per dimostrare alla popolazione che i pericolosi ‘banditi’ erano degli stranieri, appartenenti a ‘razze inferiori’ e killer comunisti dieci dei loro volti disfatti dopo le torture ma con “leurs noms venus d’ailleurs” vennero stampati su 15.000 vistosi manifesti di colore rosso (da qui il nome di “affiche rouge”) dove venivano bollati come “l’armée du crime”, composta da “terroristes apatrides et sanguinires” condannati a morte.  

Con un manifestino diffuso dappertutto, la propaganda nazista spiegava che ‘anche se dei francesi rubano, sabotano e uccidono, sono sempre comandati da stranieri, sono sempre disoccupati e criminali di professione quelli che eseguono; sono sempre degli Ebrei che li ispirano”. Bisognava eliminarli tutti.

I martiri dell’“Affiche rouge” sono stati celebrati dai poeti Paul Eluard e Louis Aragon; nel 1974 la loro vicenda è diventata il soggetto d’un film di Frank Cassenti ma solo dieci anni dopo nell’emittente “Antenne 2” in un programma dal titolo “Terroristes à la retraite” il giornalista Philippe Ganier-Ramond ha sollevato seri dubbi sulle responsabilità nella loro cattura, attribuendone molta responsabilità ai capintesta del “Parti Communiste Français” e in particolare al “mystérieux Jean Jérôme, un juif polonais, homme de l’ombre du PC, lié de longue date au Komintern”.

Agendo “sur ordre de Moscou” avrebbero volutamente lasciato in balìa del nemico il gruppo più combattivo dei partigiani della “Main d’ouvre immigrée” con l’obiettivo di aggiungere altre vittime al proprio albo d’onore e lo proverebbe la circostanza che “la direction du parti avait opposé un refus catégorique à la demande de la section juive de la MOI d’autoriser la repli en zone sud des combattants du groupe Manouchian qui subissaient à Paris une meurtrière hécatombe. C’est à partir de ce fait que fut forgée l’accusation de les avoir envoyéz à la mort, de les avoir sacrifiés” e questo perché, come scrisse nel 1994 “Le Monde Juif”, il Partito Comunista aveva bisogno d’una forza combattente a Parigi, nel momento in cui era impegnato in trattative con De Gaulle per la spartizione del potere alla Liberazione.

Malgrado in Francia le celebrazioni dei partigiani dell’“Affiche” siano ricorrenti e la figura di Manouchian abbia avuto l’onore di essere celebrata nel “Panthéon” dei francesi illustri, pare invece che al proprio paese Usseglio sia stato per decenni un dimenticato.

L’unico italiano del gruppo dei martiri dell’“Affiche Rouge” veramente ricordato in Francia è stato Rino della Negra per essere stato prima della Resistenza un calciatore talentuoso ed un allenatore della squadra “Red Star” (stella rossa) nella ‘banlieu’ parigina.

Nel tempo, nell’“usage médiatiques des traces de la Résistance’ il calciatore figlio di immigrati morto mentre lottava contro i nazisti è diventato un simbolo celebrato anche negli stadi, in mostre espositive e in libri per ragazzi.

Adesso Macron onora quel gruppo, ma solo il suo capo e l’unica donna che ne faceva parte.


Perciò, con una lettera aperta, alcuni discendenti dei caduti del gruppo ed autorevoli personalità della cultura come il regista Costa Gavras ed il premio Nobel Patrick Modiano hanno chiesto di non separare il capo armeno dai suoi compagni, ricordando degnamente anche loro, perché “isoler un seul nom, c’est rompre la fraternité de leur collectif militant. Distinguer une seule communauté,c’est blesser l’internationalisme qui l’animait”.
Il muratore Usseglio merita ogni onore. Anche a Giaveno.

Roberto Gremmo

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